Imputato il prete indiano che abusò di una bambina di 10 anni a Natale
.Dopo la conclusione delle indagini la Procura di Teramo ha chiesto il rinvio a giudizio del prete indiano, David T., accusato di molestie sessuali nei confronti di una bambina di dieci anni. Un fatto accaduto durante la festività di Natale del 2009 che aveva portato all'arresto del prete pedofilo a metà aprile. Un'indagine condotta dai carabinieri di Teramo con il supporto della Curia teramana che, una volta avvertita di quanto era successo, attraverso il vescovo e il suo vicario ha fatto in modo che la giustizia facesse il suo corso. Il prete, un indiano studente a Roma e «in prestito» alla parrocchia di Magnanella, piccola frazione alle porte di Teramo, era stato arrestato di ritorno da un viaggio in patria, dove era andato a trovare la madre malata. Il prete, difeso dall'avvocato Gianni Gebbia, si trova ora agli arresti domiciliari in un convento di Giulianova, sulla costa teramana, lontano dalle voci della gente, solo a riflettere su quanto ha fatto. Subito dopo l'arresto aveva ammesso le sue colpe, aveva chiesto perdono. Un episodio che aveva fatto clamore nei giorni immediatamente successivi all'arresto proprio perché entrato nel vortice delle tante notizie di preti pedofili, ma che si era distinto dagli altri casi proprio per il comportamento della curia. Il vescovo, monsignor Michele Seccia, aveva di fatto anticipato le indicazioni di Papa Benedetto XVI, scegliendo da subito di essere accanto agli investigatori, per cercare di dare concretezza e verità a quanto accaduto. Un episodio che, per quanto doloroso, non doveva coinvolgere nessuno se non il diretto responsabile. Il prete indiano accusato di abusi sessuali sulla bambina avrebbe mostrato il suo pentimento, anche se questo non servirà sui banchi della giustizia terrena. L'avvocato difensore potrebbe scegliere di chiedere il rito abbreviato ed arrivare a uno sconto di pena. Nel corso delle indagini era stata anche ascoltata la bambina vittima della violenza. Aveva raccontato alla consulente della Procura, la psicologa di Pescara, Angelozzi, quello che era accaduto quando don David era andato a casa sua, per la benedizione natalizia. Un pomeriggio in cui era sola in casa. Ma nel paese il prete non faceva paura, non poteva far paura. La bimba ha raccontato tutto ai genitori, poco ore dopo il fatto, del regalo, un pupazzo di Babbo Natale che le aveva portato in dono. Mentre il prete la avvicina a sé, nell'altra stanza c'era la sorellina più piccola, di soli sei anni che dormiva. È stata svegliata dagli urli della maggiore, quando il prete le aveva preso la mano e l'aveva poggiata sui suoi genitali. Dopo l'urlo era riuscita a fuggire in un'altra stanza e il prete aveva capito che sarebbe stato meglio andare via. La famiglia è molto religiosa e si dimostra subito fiduciosa sia nei carabinieri che nella gerarchia ecclesiastica. Le successive indagini sono state però rallentate dal viaggio in India che don David aveva fatto. Il timore che non tornasse più in Italia. Ma proprio l'impegno della curia ha evitato ciò. La procura aveva emesso un decreto di latitanza, nel frattempo uno scambio di mail con il vicario diocesano, don Davide Pagnotella, che lo aveva raccolto in Italia e ha accompagnato in procura dove gli era stata notificata la misura cautelare. Un episodio che in parte è già stato dimenticato, che vive ancora nella piccola frazione, che adesso ha la chiesa quasi sempre chiusa. Si riapre solo la domenica quando don Tommaso arriva per celebrare la messa. Poche persone, molte anziane. La famiglia della bambina ha avuto contatti con il vescovo, molto riservati. Non è trapelato nulla ma a tutti, in queste ultime settimane ha interessato soprattutto il recupero psicologico della bambina e una nuova tranquillità all'interno della comunità parrocchiale. Adesso si rimane in attesa del processo per chiudere una brutta storia. Per sempre.