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Silvio mette il turbo economico

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Silvio tira dritto. Ma quale governo di salute pubblica, tecnico o affini. Berlusconi va avanti come un treno. A metà mattinata Palazzo Chigi fa diramare una nota in cui si rivendica un ruolo del presidente del Consiglio nel risolvere lo stallo dell'Unione europea la sera prima. Una telefonata nella notte alla cancelliera tedesca Merkel e poi un lungo e cordiale colloquio in mattinata con il premier spagnolo Zapatero. Quindi il lungo pranzo con i figli, tutti assieme attorno a un tavolo per discutere dell'accordo raggiunto con Veronica. Nel pomeriggio contatti con Giulio Tremonti. Messo il tampone alla dilagante situazione greca, ora si apre la delicata trattativa interna. C'è il federalismo fiscale da varare, e avrà i suoi costi che devono essere resi noti entro la fine di giugno. E c'è la Manovra correttiva da oltre 25 miliardi di cui una buona metà deve essere anticipata a prima dell'estate.   Si parla di una valanga di tagli su sanità, Comuni, contratti. Il premier si focalizza su questo nuova capitolo, piuttosto delicato, che deve essere affrontato. Se ne rendono conto anche i finiani che infatti danno tutto il loro sostegno come anche sollecitato da Napolitano, una voce sempre particolarmente ascoltata da Fini. «Il governo Berlusconi con l'economia guidata da Tremonti durerà fino all'ultimo giorno di legislatura», dice Italo Bocchino, capo degli ultrà finiani. Che aggiunge: «Non c'è il governo tecnico. Il governo lo scelgono gli elettori non i tecnici. Gli elettori ci hanno scelti e governiamo fino all'ultimo giorno». Dunque, via libera a Tremonti. Berlusconi pensa di incassare anche la disponibilità di Casini sul decreto di salvataggio della Grecia, che ha portato con sé anche una disponibilità più generica di Bersani. La generale tregua che si è auto-instaurata visto il momento con toni drammatici può essere una buona occasione per il governo anche per mettere mano a qualche doloroso dossier come le pensioni di invalidità. Silvio si rende conto di questa condizione politica «favorevole». In questo clima quella che è appena iniziata dovrebbe essere anche la settimana che porterà alla nomina di un nuovo ministro dello Sviluppo Economico. Berlusconi ha promesso al presidente della Repubblica che l'interim sarebbe stato breve. Assumendo il nuovo incarico, di fronte ai dirigenti del dicastero ha parlato di «tre o quattro giorni per decidere», e la scadenza sarebbe oggi. Non c'è dubbio che la politica economica la fa l'ufficio di Tremonti, ma l'ex gabinetto di Scajola ne è in qualche modo il braccio armato. I dossier che ha sul tavolo poi sono troppo scottanti, a cominciare dalle varie vertenze che hanno bisogno di decisioni meramente politiche per essere chiuse. In pole position per la guida del dicastero di via Veneto resta Paolo Romani anche se lo stesso premier avrebbe mostrato qualche perplessità sul suo nome, in parte confermate dalla sua non immediata nomina. Romani in effetti si è sempre occupato di comunicazioni e tv. Il curriculum più adatto sarebbe quello del finiano Adolfo Urso, viceministro al Commercio estero, che sarebbe stato certamente promosso ministro se avesse evitato l'assalto alla Santanché in tv e soprattutto non fosse considerato un fedelissimo del presidente della Camera. In ballo resta anche Enzo Ghigo, anche perché i piemontesi sono sottodimensionati nel governo visto che hanno appena due sottosegretari (Crosetto alla Difesa e Giachino alle Infrastrutture). Ma domani vedrà anche riservatamente a cena degli imprenditori, tra loro ci potrebbe essere il futuro ministro.  

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