Ride bene chi ride ultimo
Guido Bertolaso parte al contrattacco. «Speravo di essere qui a commentare l'archiviazione o lo stralcio della mia posizione» e invece «l'indagine va avanti ed io voglio chiarire alcune cose». Così il capo della Protezione civile, a quasi tre mesi di distanza dall'apertura dell'inchiesta sugli appalti per il G8 alla Maddalena, offre la sua versione dei fatti in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Per l'occasione Bertolaso non si è risparmiato nulla pur di dimostrare di non aver niente a che fare con l'inchiesta che lo vede indagato e soprattutto per allontanare dalla Protezione civile ogni sospetto e infamia che «continua ad essere una risorsa per il Paese». Ecco quindi il Bertolaso guerriero. Quello che però, al posto dell'armatura preferisce indossare la maglia della Protezione Civile. Quello che al posto di difendersi dietro ad uno scudo preferisce dichiarare di aver «fiducia della magistratura» precisando però che «c'è stata una strumentalizzazione delle intercettazioni». Ed eccolo allora far scorrere sul megaschermo le slide, i documenti, le foto, gli articoli di giornale, i testi delle intercettazioni e perfino l'abbonamento che certifica il suo essere socio del Salaria Sport Village nel tentativo di sgretolare le accuse che gli sono state mosse. Tutte accuse che il sottosegretario prima definisce «prive di fondamento, frutto di equivoci o di mancati controlli dei documenti che ho presentato oggi», e poi smonta partendo proprio da quella legata agli appalti per la costruzione delle strutture che avrebbero dovuto accogliere il vertice dei Grandi della Terra alla Maddalena: «Se qualcuno avesse pensato di avere a L'Aquila delle compensazioni per dei mancati guadagni alla Maddalena, si è sbagliato di grosso». E diventa ancora più chiaro: «Nessuna delle imprese coinvolte in questa vicenda ha avuto appalti a L'Aquila. Anemone (l'imprenditore romano, ndr) è venuto a trovarmi ma non ha avuto appalti dalla Protezione civile». Anzi, prosegue, «non è stato Anemone che ha dato soldi a me. Sono io che ho dato soldi a lui, per dei lavori in casa regolarmente pagati e fatturati» esibendo una ricevuta di 20mila euro per lavori di falegnameria. Tutto questo perché a nessuno venga in mente che il numero uno della Protezione civile abbia avuto vantaggi economici dal suo operato: «Non ho ricevuto alcun favore o privilegio. Nessun viaggio, nessun mio parente è stato assunto, nessuna casa mi è stata affittata o comprata». Parole di stima invece Bertolaso le spende per Angelo Balducci, l'ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici accusato assieme ad Anemone e altri di far parte della "cricca": «Con me è sempre stato un gentiluomo corretto, non ho mai avuto ragione di dubitare di lui. Ogni volta che abbiamo fatto un lavoro insieme, ha fatto presto e bene». Un apprezzamento che però non risparmierà né a lui, né ad Anemone l'eventualità, come precisa lo stesso Bertolaso, che, «quando le indagini saranno chiuse», la Protezione civile decida di «costituirsi parte civile». Le parole più dure però Bertolaso le riserva al tema delle intercettazioni: «Sono state strumentalizzate in modo tale da fare apparire quello che non è». E, giustificando la dichiarazione, risponde anche alle accuse di aver accettato prestazioni sessuali, consumate al Salaria Sport Village, in cambio di favori: «Francesca, la massaggiatrice, è una signora per bene. Una grande professionista ed è conosciuta in tutta Roma per l'attenzione ai clienti. Le ho chiesto il suo cellulare per evitare di passare attraverso le prenotazioni: io volevo fare dei massaggi alla schiena che sono ovvi per via del lavoro che faccio». Poi Bertolaso ha citato un sms di Francesca dal tono decisamente professionale «in cui mi viene dato del dottore. E mi viene dato del lei. Mi tratta come un cliente e non mi dà baci». E per togliere ogni altro sospetto spiega: «Al Salaria Village ci sono andate mia figlia e mia moglie. Potevo andare a fare sesso a pagamento se loro andavano lì?». Così Bertolaso racconta la sua verità, difende la propria dignità, la propria famiglia, la Protezione civile e quella maglia (la classica felpa blu della Protezione civile, ndr) ampiamente screditata anche nel film della Guzzanti. Questo è Bertolaso. Quello che non ha mai mentito agli italiani e che non si fa problemi ad alzare il dito contro chi la notte del 6 aprile 2009 osò ridere a L'Aquila: «Qualcuno ha riso quella notte alle 3.32. Vedremo alla fine. Ride bene chi ride ultimo».