Il paziente Casini sta tessendo la tela

Certo,il leader dell'Udc ha cambiato posizioni (prima stava col centrodestra, adesso no), ma non ha mai fatto ribaltoni. Ha cambiato idee - per esempio nel rapporto con la Lega, ieri amichevole, oggi diffidente -, ma sempre alla luce del sole. Ha aperto un credito nei confronti del Pd, senza però venir meno al proprio programma: persino presuntuoso, il bel Casini, nel ritenere che fosse la montagna a dover andare da Maometto. Non si sa quanto l'uomo dica sempre quello che pensa e, trattandosi di un politico, meglio non sapere. Però l'uomo fa quello che dice: finora così è stato. Perciò l'annuncio che presto il suo partito andrà in soffitta per consentire la nascita di un nuovo e più largo «Partito della Nazione» va preso sul serio. Soprattutto perché, come s'è capito dalle risposte che Casini ieri ha dato a Lucia Annunziata a In Mezz'ora, la novità è fatta per preparare, senza fretta e senza rancore, il dopo-Berlusconi. A differenza dell'opposizione di sinistra senza più visione, Casini ha compreso che soltanto gli elettori stabiliranno quando e come inizierà quel «dopo». Non per caso, in tempo di crisi il leader dell'Udc si guarda bene dal criticare l'azione del governo e del ministro preposto, Giulio Tremonti, proponendo, semmai, di allargarla con un governo di «salute pubblica» o di «responsabilità nazionale», come lui stesso li evoca. Questo concetto, non inedito per Casini, può sembrare una scorciatoia: «Sta a vedere che anche lui spera di far fuori il Cavaliere con il solito "governo tecnico"». Ma sarebbe privo di realismo, se si pensa che il centrodestra ha vinto tutti gli appuntamenti elettorali negli ultimi due anni. In realtà, questo Partito della Nazione potrà avere un ruolo importante non se darà una spallata - che sarebbe, oltretutto, una spallatina - alla maggioranza, ma se avrà la pazienza e l'ambizione di preparare una nuova classe dirigente. E perfino un approccio nuovo, da «unità nazionale», per il giorno che verrà. E allora è inutile sfogliare la margherita dei Montezemolo, dei Fini, dei Rutelli e naturalmente dello stesso Casini, cioè indovinare oggi quali potrebbero essere i candidati di domani. Altro è attendersi una prospettiva diversa da questa formazione in formazione. Dunque, riforme impopolari ma necessarie, come quella previdenziale. Scommesse controcorrente, ma fondamentali, come quelle di puntare sui giovani, di dare spazio alle donne, di investire nella ricerca, di scommettere su una nuova funzione della famiglia e su una certa idea dell'Italia. Se Casini cerca solo un espediente per buttar giù Berlusconi, la sua creatura galleggerà un po' qua e un po' là, ma non navigherà l'Oceano. Se fossimo, invece, davanti al tentativo di dare un segno e un sogno agli italiani che antepongono il buonsenso all'ideologia, la buona amministrazione agli ismi - federalismo, liberismo - e gli esempi agli annunci, allora l'esperimento avrebbe almeno una sua ragion d'essere per salpare. Federico Guiglia www.la7.it/guiglia