Bufera su TeleFini Bocchino fa il paciere
Finisce nella bufera il monito di Gaetano Quagliariello lanciato ieri sulle pagine de Il Tempo. Il vicepresidente del Pdl al Senato ha chiesto di giungere a un accordo politico in modo che i parlamentari del parito abbiano «una voce unica», tanto «per non dare l'idea di un partito diviso». I finiani non ci hanno pensato due volte. Netto il deputato Fabio Granata, secondo cui l'intervento di Quagliariello è «inopportuno e se venisse preso sul serio potrebbe sembrare anche grave». Secondo il parlamentare siciliano «il Pdl ha storie e culture diverse». Piuttosto, avverte, «bisogna lavorare sul dibattito e l'arricchimento reciproco». Il nodo della questione è ineludibile: «Come si fa a teorizzare in un partito moderno sulla base di un pensiero unico?» La sfida è lanciata. È il deputato Paolo Amato a replicare: «Noto che l'onorevole Granata ha qualche difficoltà a distinguere tra il dibattito interno a un partito e la proiezione esterna nei confronti dei cittadini». Se ogni posizione presente all'interno di un gruppo venisse rappresentata nei salotti della tv da un esponente differente, allora i membri del partito sarebbero più impegnati a litigare tra loro che a rispondere agli avversari, è il timore del deputato Pdl. Chiaro anche Carmelo Briguglio, che si definisce «esponente della minoranza interna finiana»: «Che vogliamo fare? Mandare un documento del partito alle redazioni perché si uniformino?». E, parafrasando il manuale Dc che regolava la spartizione delle cariche pubbliche in base al peso elettorale, aggiunge: «No al Cencelli delle esternazioni!». Le repliche non si sono fatte attendere. Secco Luigi Compagna: «La libertà d'informazione è tutt'altra cosa, come del resto il vero manuale Cencelli del buon tempo antico». Se la prende con il modo di fare informazione Francesco Casoli: «In un Paese normale non ci sarebbe bisogno di alcun documento. Invitare un solo esponente che rappresenti tutto il Pdl, indipendentemente della sua posizione nella dialettica interna al partito, dovrebbe essere una regola cui le redazioni dei talk show dovrebbero attenersi». Ma alla fine non resiste e aggiunge: «Certo, se nessuno le incoraggia a regolarsi diversamente». I finiani attaccano. Sul sito di Generazione Italia Giuseppe Valditara scrive «che non è più possibile ignorare la componente finiana». Sembra una voce fuori dal coro quella di Amedeo Laboccetta, finiano pentito, che dichiara: «Tutti hanno diritto a parlare, ovviamente, ma le decisioni le assume solo il partito. Né si può pensare che la linea politica debba essere filtrata attraverso estenuanti negoziati o discussioni fra correnti vere e proprie, finte correnti, pseudo correnti, mini correnti, fondazioni, associazioni o circoli». Alla fine, non senza paradosso, è Italo Bocchino a smorzare i toni: «Quagliariello parlava in generale». Per l'ex vicepresidente dei deputati del Pdl il vero problema è rappresentato dal fatto che «nel documento finale della Direzione generale la minoranza non è contemplata. Perciò - conclude - quando si stabiliranno le regole per la minoranza, si troverà anche una soluzione per le partecipazioni in tv». E nella polemica interviene anche Gad Lerner che, sul suo blog, critica Quagliariello per il suo monito («Forse il liberale non se n'è accorto, ma stiamo parlando di libertà. Libertà d'informazione»). Immediata la replica del vicepresidente dei senatori Pdl: «Nessuno mette in dubbio che nell'ambito di trasmissioni dedicate agli scontri nel Pd o nel Pdl debbano essere rappresentate le diverse anime. Quel che mi preoccupa è che, passata l'attualità, l'eccezione possa trasformarsi in regola».