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Bombetta inglese

Westminister, il parlamento inglese

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Perfida Albione. L'Europa cerca un salvagente per non affogare nel marasma finanziario, il ministro delle finanze tedesco, l'uomo che deve staccare l'assegnone di Berlino, ha quasi un coccolone e finisce in ospedale. La scena è a dir poco caotica e surreale: il ministro Schauble è in ospedale a Bruxelles, il cancelliere Angela Merkel è in Russia con Putin per celebrare il 65mo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, al tavolo viene chiamato il ministro degli Interni, Thomas De Maziere, il quale, poveretto, stava seguendo le elezioni nel Nord Reno-Westfalia, il land più popoloso, dove la maggioranza di centrodestra ha perso sonoramente, tanto da non poter più controllare il Bundesrat, la Camera delle Regioni. Una Stalingrado per la Merkel. E i cari amici inglesi nel frattempo che combinano?   Fanno suonare il Big Ben e annunciano che non scuciranno una sola sterlina per aiutare il Vecchio Continente di cui pure fanno parte. I bevitori di tè hanno tirato su il ponte levatoio che unisce la manica all'Europa e sono tornati ad essere quelli di sempre, quelli, per intenderci, dipinti perfettamente da un titolo che fece il Times, quotidiano di Londra: «Tempesta sulla Manica, Continente isolato». Tutto questo farà la gioia degli speculatori che oggi proveranno a mettere in ginocchio i mercati e prendere lo scalpo dei risparmiatori che hanno investito sul debito sovrano europeo. Ha ragione il ministro delle finanze svedese, Anders Borg, che ha chiesto di «fermare gli sciacalli» e «fermare il branco» che ha preso di mira i Paesi deboli dell'Unione. Piccolo particolare: anche gli svedesi non fanno parte di Eurolandia, la loro moneta è la Corona, ma a differenza degli inglesi si sentono europei e sono solidali. Nelle sale trading americane stanno lucidando i tasti per affondarci. Dopo aver guadagnato milioni su milioni con i mutui subprime, aver gettato spazzatura finanziaria nei quattro angoli del globo, messo in ginocchio il mercato dei capitali privati, usato i fondi pubblici di salvataggio dei governi, ora aggrediscono il debito sovrano e la moneta unica.   La scelta della Gran Bretagna è grave perché se è vero che Londra non fa parte dell'euro - e a questo punto con quel risultato elettorale mai vi entrerà - è altrettanto vero che il governo inglese siede al tavolo dell'Unione, nomina i suoi rappresentanti in commissione (il ministro degli esteri, lady Catherine Ashton, non è certo turca), partecipa alle scelte della comunità e in teoria dovrebbe condividere i destini politici del blocco continentale. Ma proprio qui sta il punto: gli inglesi dopo il voto si sentono ancora più isola, la Manica s'è allargata e nel canale il bollettino del mare segna tempesta. Il Regno Unito guarda solo alla speciale relazione con gli Stati Uniti. David Cameron ha vinto le elezioni, non ha la maggioranza, ma rispetta il programma dei Tories: «Non entreremo mai nell'euro» ha ripetuto in questi giorni. Il che non significa solo tenersi l'amata sterlina. Non è una questione di «pound» ma di visione del futuro e di investimento per l'avvenire. In Europa non c'è trippa per gatti, questo è il segnale giunto da Londra.   Dice il cancelliere dello scacchiere Alistair Darling: «Abbiamo bisogno di dimostrare ancora oggi, agendo insieme, che possiamo stabilizzare la situazione: noi non vogliamo mettere a repentaglio la ripresa che sta prendendo avvio anche se lentamente, ma se si tratta di sostenere l'euro, ovviamente questo è un compito dei paesi della zona dell'euro». Traduzione: non versiamo un solo penny nel sistema, ma iniettamo tonnellate di sfiducia nei mercati. Ponzio Pilato non avrebbe potuto fare di meglio. Gli inglesi dell'euro se ne infischiano e sanno benissimo che la posta in gioco a questo punto è il forziere della Banca Centrale Europea. A combattere in trincea resterà il nocciolo duro dei Paesi fondatori dell'Europa, Germania, Francia e Italia che hanno il sostegno del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ma il vade retro inglese ha una conseguenza immediata in soldoni: l'impegno finanziario per questi Paesi crescerà ancora di più. Stamattina riaprono i mercati. Cari lettori, allacciate le cinture e per tenervi su leggete l'articolo di Filippo Caleri alla pagina seguente. Vi consiglia un libro e ricorda le prime due regole di ogni buon investitore. Le ha coniate uno che se ne intende, Warren Buffett. Prima regola: ricordati di non perdere soldi. Seconda regola: ricordati la prima regola.

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