Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Incassati i fondi. Parte l'austerity

default_image

  • a
  • a
  • a

Ilpremier Giorgio Papandreou incassa gli aiuti Ue-Fmi al vertice di Bruxelles e, mentre i sindacati si preparano a un nuovo sciopero generale, i Greci - a giudicare da sondaggi contraddittori - appaiono confusi e incerti e perdono fiducia nella classe politica anche se il Pasok rimane in testa alle preferenze. Papandreou era volato venerdì scorso a Bruxelles, all'indomani dell'approvazione del pacchetto di austerità da parte del parlamento, per ribadire la determinazione del suo governo di portare avanti il piano di risanamento malgrado il «no» di quasi tutta l'opposizione parlamentare e le interminabili proteste sindacali che nell'ultimo sciopero generale hanno portato in piazza quasi centomila persone. «Abbiamo preso decisioni difficili ma necessarie» ha detto Papandreou davanti ai leader europei che hanno formalizzato definitivamente l'erogazione degli aiuti la cui prima tranche consentirà ad Atene di far fronte al pagamento di 9 miliardi di euro in scadenza il 19 maggio. Ma in Grecia, sia in parlamento che in piazza, il premier negli ultimi giorni era apparso isolato dalla rabbia dei sindacati e della gente, e dal rifiuto dell'opposizione a discutere un piano deciso senza essere consultata. Ieri la sinistra parlamentare ha respinto un invito di Papandreou per un vertice domani per discutere l'emergenza in cui si trova il paese, ribadendo il «no» al programma di austerità e le accuse al modo in cui questo è stato deciso. Un sondaggio pubblicato dal domenicale Proto Thema sembra tuttavia indicare che, malgrado le dolorose misure, la maggioranza dei Greci comprende che la politica del premier è se non giusta almeno inevitabile. Il 54,2% dei cittadini considera infatti necessario il piano di austerità da 30 miliardi in tre anni per ottenere 110 miliardi di aiuti ed evitare la bancarotta. E il 51,4% accetta di fare sacrifici a tal fine. Gli ultimi sondaggi sono pubblicati a pochi giorni da un nuovo sciopero generale, il quarto dalla crisi, che i sindacati sono pronti a dichiarare la settimana prossima in occasione del voto in parlamento sulla riforma pensionistica che deve equiparare donne e uomini ed elevare l'età di uscita dal lavoro.

Dai blog