E Londra si scopre "italiana"

Ora a Londra dovranno documentarsi sulle «parallel convergences», e rispolverare l’insegnamento di Moro. Aldo, non il caro Tommaso. Goodbye bipartitismo muscolare. Che fine ingloriosa - mediterranea - per il mirabile maggioritario anglosassone. Arriva il tempo delle italianissime coalizioni. Il futuro inquilino di Downing Street dovrà annunciare: «We're about to square the circle» - stiamo trovando la quadra - agli attoniti cittadini. Ci proverà per primo David Cameron, vincitore zoppicante di queste elezioni con 306 seggi, insufficienti per garantire la maggioranza assoluta ai Conservatori. Gli toccherà discuterne, confrontando programmi poco affini, con il leader Lib-Dem Nick Clegg, una specie di Casini in salsa d'Oltremanica, che tanto era piaciuto in tv e meno alle urne: 57 seggi alla Camera dei Comuni non sono da festeggiare con uno scotch doppio malto, ma bastevoli per fare il piantagrane, o l'ago della bilancia. Del resto è stato proprio Clegg, subito dopo l'annuncio dei risultati definitivi, a strizzare l'occhio a Cameron (rompendo quella consuetudine così british che vuole il premier uscente - cioè Brown - a gestire il primo giro di consultazioni). Lui, Gordon lo sconfitto, per ora sta alla finestra, bruciato dallo smacco di vedere il Labour Party condannato dopo 13 anni di ininterrotto potere, ma se gli altri due dovessero prendersi a mazzate sul campo di cricket, è pronto a chiamare Clegg per «trovare un punto d'intesa». Non il massimo per il rissoso, irascibile Brown, uno che sbrana i suoi stessi collaboratori. O che ha un «vada a farsi fottere» sempre sulla punta della lingua, tipo Spezzaferro D'Alema. Il Parlamento «impiccato» da un voto non chiaro costringe gli altezzosi figli d'Albione a misurarsi con scenari da pizza e mandolino, e a dover cercare il sostegno di formazioni indipendentiste: gli irlandesi, gli scozzesi. La Lega in kilt. E che dire dell'organizzazione pasticciona del voto, con gli elettori rimandati a casa dopo ore di code? O della beffa di un ragazzino che ha compilato una scheda, ritenuta valida, in un seggio? Roba da osservatori internazionali. Ma le agenzie di rating, quelle che fanno le pulci ai conti italiani, confermano la tripla A+ agli inglesi, mentre gli allibratori puntano forte su elezioni anticipate. Elisabetta, nella sua immensa saggezza, non è tornata da Windsor a Buckingham, dove per tradizione attende il trionfatore. Però non è stata rieletta Jaqui Smith, l'ex ministro al centro dello scandalo dei rimborsi spese per il marito che comprava film porno alla tv. Buon segno, per quei moralizzatori con bombetta che amano stigmatizzare i politici piacioni di casa nostra. Anche a Londra ce n'è una gloriosa tradizione: dal capostipite Profumo con la supersquillo, a Major in love con la parlamentare, fino allo strepitoso ministro «Succhiapollici» Mellor: faceva l'amore con un'attricetta indossando la maglia del Chelsea. Chissà che avrebbero detto lassù, se fosse accaduto a Roma.