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Tira e molla Udc con Polverini Accordo fatto, poi salta tutto

Renata Polverini

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Giornata difficile quella di ieri per la giunta Polverini. Nel primo pomeriggio il rinvio al 10 giugno della decisione del Tar del Lazio sui tre seggi aggiuntivi al Consiglio regionale, che metterebbero a rischio la maggioranza del centrodestra. Poi la riunione di giunta «annullata» e, infine, l'accordo ancora una volta sfumato con l'Udc. Giunta innanzitutto. Nell'ordine dei lavori della seduta di ieri figurava un semplice «varie ed eventuali». Tutto sommato una riunione apparentemente tranquilla, finita invece con un nulla di fatto. Potrebbe essere il primo «casus belli» tra assessori e presidente, causato dalle nomine dei direttori generali della Regione che la Polverini avrebbe sottoposto a sopresa», per la seconda volta, al voto di giunta. Sopresa affatto gradita però. Potrebbe essere proprio questo il motivo per cui ieri nella sala giunta gli assessori hanno trovato un vigilante che informava «gli onorevoli che la giunta non si sarebbe tenuta». Dalla «padella alla brace», si direbbe. In serata una riunione del Pdl aveva trovato la quadra con l'Udc, reiterando l'offerta della vice presidenza del Consiglio regionale, «arricchita» da quattro presidenze di commissioni. L'ingresso in giunta sarebbe stato posticipato a settembre, contestualmente a quello nella giunta Alemanno. Un'offerta rispedita al mittente dall'Udc, ancora più decisivo dopo la decisione del Tar del Lazio di accogliere la richiesta di rinvio dei legali del Pdl per la discussione sui ricorsi presentati per l'attribuzione di seggi aggiuntivi, dal Movimento Difesa del Cittadino e dall'ex vice presidente della giunta, e neo capogruppo Pd alla Pisana, Esterino Montino. Una sentenza decisiva quella del Tar che potrebbe ridurre di tre seggi la maggioranza del centrodestra alla Pisana, che passerebbe da 44 a 41 consiglieri incluso l'Udc o a 35 contro i 35 dell'opposizione, compresa l'Udc. Non a caso, i legali di Montino e del Movimento Difesa del Cittadino hanno già chiesto di rinviare la prima seduta del Consiglio regionale, prevista per mercoledì oppure, in alternativa, di non votare delibere in cui i tre seggi aggiuntivi risultino decisivi. Questo per non incorrere nell'annullamento delle stesse qualora i giudici dovessero accogliere il ricorso. I riflettori si accendono dunque sull'elezione del presidente del Consiglio regionale, ovvero sul primo atto che l'aula è chiamata a votare. E lo fa con la spada di Damocle sul numero dei consiglieri. A maggior ragione servono, entro mercoledì, quei sei voti dell'Udc per l'elezione del Presidente. Sei voti che significano la presidenza del Consiglio, a prescindere dalla sentenza del Tar. E dunque sempre più ambita dai centristi. Ma se la Polverini si dice tranquilla: «I giudici hanno bisogno di tempo da dedicare a questa questione», a Roma è ancora caos. Il manifesto del Laboratorio Roma, il gruppo dei sette «dissidenti» Pdl che chiedono un nuovo partito e scrivono «Berlusconi tradito» sta suscitando più di una polemica. Se Francesco Giro, ex commissario romano del partito propone il deferimento ai probiviri per i consiglieri, i sette lo invitano «a non sprecare inutili carte da inviare ad un organo di auto disciplina e si unisca a noi nel chiedere un luogo libero in cui potersi esprimere».

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