"Devo chiarire con l'alleato Tra quattro giorni il ministro"

«Non vi preoccupate, resterò poco. Tre o quattro giorni. Al massimo la prossima settimana avrete il nome del nuovo ministro». Cordiale, colloquiale, qualche battuta e una barzelletta per sciogliere la tensione, Silvio Berlusconi si è presentato ieri al ministero dello Sviluppo Economico per assumere l'interim del dicastero. Un saluto ai viceministri Paolo Romani e Adolfo Urso e al sottosegretario Stefano Saglia, poi lo staff di Scajola, tutti confermati nelle loro posizioni e nelle deleghe. Quindi il discorso ai capidipartimento e ai dirigenti del dicastero. Poche parole ma il premier spiega che la scelta di assumere lui l'interim è solo «tecnica». E per due volte ribadisce: «Bisogna chiarire con l'alleato, ci vedremo nei prossimi giorni e decideremo». Il riferimento è a quello che ha detto in mattinata Umberto Bossi, il quale senza giri di parole ha avanzato l'ipotesi che Giancarlo Galan possa lasciare il ministero dell'Agricoltura appena assunto per trasferirsi allo Sviluppo Economico e così mollare alla Lega la poltrona del dicastero di via XX settembre: «È una cosa possibile», dice il Senatùr. Ipotesi immediatamnete bocciata da Ignazio La Russa: «Abbiamo appena fatto un riequilibrio con la Lega - precisa il coordinatore del Pdl - io penso che gli equilibri all'interno della coalizione siano già corretti. Non ci saranno drammi ma credo che sarà un politico del Pdl e non un tecnico». I nomi che si fanno sono sempre gli stessi. In pole position resta lo stesso Romani. Si era parlato anche di Guido Possa. Poi Crosetto, Valducci, Casero, Cantoni, Lupi. Resta in piedi, ma con meno chance, anche l'ipotesi di chiamare in causa un grosso nome dell'imprenditoria. In questo modo il premier potrebbe cogliere l'occasione per fare un piccolo maquillage nel governo, lanciando per esempio una donna o un giovane. Nel frattempo al ministero sta lavorando Sestino Giacomoni, capo della segreteria del premier e in passato braccio destro di Antonio Marzano proprio quando fu alla guida del gabinetto di via Veneto. Berlusconi torna solo brevemente sul caso Scajola per spiegare di non aver mai parlato di congiure: «È un termine che non ho mai pronunciato - dice - penso che tutto vada avanti come è sempre andato avanti e cioè con alcuni magistrati politicizzati e basta».