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I finiani già si spaccano

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Gianfranco Fini a Porta a Porta. Sullo sfondo un'immagine di Silvio Berlusconi

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Anche i finiani lo sanno: siamo troppo eterogenei, in questa fase è meglio non parlare troppo e tenere una posizione più univoca evitando le fughe in avanti. E se lo sono detti in faccia in un ristorante del centro l'altra sera a una cena organizzata da Adolfo Urso con l'intera componente (Fini ovviamente non c'era). Ma forse è troppo tardi. Anche al loro interno si sta per consumare una scissione. E in parte già s'è verificata perché al dinner non si sono visti i senatori (sono 14 che hanno firmato con Fini) guidati da Andrea Augello e Pasquale Viespoli. Che invece hanno preferito riunirsi ieri lanciando una iniziativa dal titolo provvisorio «Spazio aperto». Ci sono andati anche alcuni esponenti di Forza Italia, a testimonianza del fatto che l'operazione è a favore del dibattito, della discussione interna ma escludendo qualunque ipotesi scissionista dal Pdl. E un'iniziativa simile si preparano a metterla a punto anche alla Camera Roberto Menia e Silvano Moffa. Forse potrebbe chiamarsi ugualmente «Spazio aperto» ma è più probabile che assuma un altro nome. Quel che conta tuttavia è lo spirito. Di fatto è aperta a tutti coloro che non condividono lo spirito separatista o autonomista o con toni antiberlusconiani lanciato da Bocchino e la sua Generazione Italia. Di sicuro anche nel gruppo dei finiani si aprono crepe. E Fini? Al momento la sua strategia appare ancora poco chiara mentre sembra evidente che nel suo ambiente in molti si aspettavano già da giorni lo tsunami giudiziario che s'annuncia. E quasi se ne fa il tifo soprattutto se va a colpire tutto ciò che ha a che fare con Silvio Berlusconi, anche indirettamente. Lui, il presidente della Camera, sostiene l'azione dei pm. Berlusconi parla di una congiura e lui risponde secco: «No, io credo che non ci sia nessuna congiura, cioé nessun accanimento dei giudici nei confronti dell'esecutivo», spiega Fini in un'intervista su Skytg24. «Tra l'altro - aggiunge Fini - credo che la vicenda di Scajola e quella di Verdini siano molto diverse tra loro, ho visto che il coordinatore Verdini ha detto di non aver nulla da temere e si affida serenamente a quelle che sono le indagini.   Il ministro Scajola ha ritenuto di dimettersi e va ricordato che non è stato indagato, quindi non diamo vita su queste vicende a inutili polemiche». «Mi sembra importante invece - sottolinea il presidente della Camera - sottolineare che è dovere di tutti garantire il rispetto della legalità in Italia, perché la legalità è un valore che non può essere in nessun caso considerato un valore di parte. Tutti devono sentire la necessità, con i loro comportamenti, di garantire agli italiani che la giustizia sia davvero uguale per tutti e aggiungo che la magistratura è un baluardo di legalità e penso che, avendolo ribadito molte volte, si abbia poi il diritto di dire che nell'ambito della magistratura ci sono state, e ci sono ancora oggi, forme di politicizzazione che nuocciono in primo luogo alla magistratura». Quindi arriva una stilettata a Tremonti: «Le tasse sono troppo alte per tutti, famiglie e imprese, al tempo stesso è troppo alta l'evasione fiscale». Rispolvera un altro big del pensiero di destra: «Mi sembra - aggiunge la terza carica dello Stato - che qualche volta si tenda a privilegiare il furbo, nel senso che diceva Prezzolini: "C'è un'Italia di furbi e un'Italia di fessi"». Bacchetta la Lega sull'Unità d'Italia: «Le posizioni leghiste sono posizioni ampiamente minoritarie e isolate». Infine si autoassolve: «Quanto al dibattito che si è avviato nel Pdl, credo che sia stato un momento salutare. Un momento in cui si è capito che un grande partito ha delle posizioni articolate al suo interno e credo che non ci sia nulla di male nel rappresentare posizioni che possono essere anche minoritarie ma certamente legittime. Anche perché queste posizioni minoritarie, come ho detto mille volte, sono finalizzate a rendere più incisiva l'azione del partito e del governo».  

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