Sequestrati al Ciarra beni per 20 milioni
Conti correnti in Lussemburgo, barche da nababbo, società editrici che gestiscono milioni di euro grazie a prestanomi. E alla fine anche una parentopoli utile a far risultare nullatenente il vero dominus dell'impero: Giuseppe Ciarrapico, al quale sono stati sequestrati beni per 20 milioni. Il senatore Pdl è stato infatti indagato per truffa in relazione ai contributi all'editoria che sarebbero stati percepiti illegalmente dalle società editoriali che fanno capo al parlamentare. Un'inchiesta, quella della procura di Roma, coordinata dal magistrato Simona Marazza, che ha preso di mira il periodo che va dal 2002 al 2007, durante il quale sarebbero stati commessi reati ai danni dello Stato e della Presidenza del Consiglio attraverso le società editrici «Nuova Editoriale Oggi srl» e «Editoriale Ciociaria Oggi srl». Nel registro degli indagati risultano anche il figlio Tullio e altri cinque prestanome, amministratori di società travolti dalle indagini della Guardia di Finanza. I sequestri, riguardanti, tra gli altri, le quote societarie del policlinico Casilino e del bar Rosati, in piazza del Popolo a Roma, riconducibili a Giuseppe Ciarrapico, non comprometteranno comunque la funzione operativa delle strutture interessate dal provvedimento dell'autorità giudiziaria. Bonifici all'estero Nelle 61 pagine di sequestro preventivo, firmato dal giudice per le indagini preliminari Elvira Tamburelli, vengono passati sotto la lente d'ingrandimento i diversi passaggi di denaro che sarebbero avvenuti da una società all'altra, bonifici bancari effettuati «derivanti dall'erogazione dei contributi pubblici per l'editoria verso Lussemburgo, dove sono stati individuati ulteriori conti correnti, dove nel 2003 sono state fatte transitare parte delle provvidenze erogate dalla Presidenza del Consiglio». Nullatenente In una lettera inviata il 9 maggio del 2005, Tullio Ciarrapico manifesta al padre preoccupazioni sulle attività delle due società e la necessità di adottare «accorgimenti» per tenerle quanto più separate. Il documento, scritto a penna, in mano agli inquirenti, termina così: «Per favore, non fotocopiare e non archiviare, strappare dopo la lettura». Nello stesso provvedimento di sequestro, il gip sottolinea come Ciarrapico si definisca «nullatenente» quando il 21 novembre 2003 scrive al figlio di voler ricorrere in appello contro una causa civile poiché non aveva nulla da temere, «essendo nullatenente». Dagli accertamenti degli investigatori, infatti, al senatore risulta intestato esclusivamente un terreno agricolo a Tivoli, «peraltro ipotecato da Equitalia il 29 gennaio 2008». Bar Rosati L'attività economica di uno dei bar più famosi della Capitale, come sostiene il pm romano, è intestata alla società «Rosati piazza del Popolo srl» e da un punto di vista formale è riconducibile a Mauro Ballini, intestatario del 99% delle quote della società «Multimediale Editoriale Consulting srl», a sua volta detentrice del 99% della «Rosati piazza del Popolo srl». Ma chi è Ballini? Secondo le indagini degli inquirenti, è un dipendente di «Eurosanità» (altra società che farebbe capo a Ciarrapico) e avrebbe mansioni di autista di Giuseppe e Tullio Ciarrapico. «Numerosa è la corrispondenza intercorsa - scrive il gip - con il direttore del bar, Giuseppe Remoli, in cui si fornisce a Ciarrapico il resoconto economico finanziario dell'attività, ricevendo, al contempo, ordini e direttive per la gestione dell'azienda». Un passaggio che il giudice ha inserito per dimostrare che il «dominus» non è nullatenente. Barca da nababbo In base alle indagini dei finanzieri, Giuseppe Ciarrapico ha acquistato uno yacth del valore di oltre un milione e mezzo di euro, sempre attraverso società intestate a prestanomi. E anche in questo caso il «dominus» teneva sotto controllo stipendi e pagamenti. «Significative alcune conversazioni telefoniche (ottobre 2007) da cui si evince chiaramente che stipendi e ferie dei marinai dell'imbarcazione sono curati dagli uffici facenti capo a Ciarrapico», ha scritto il gip romano. Conti correnti Ricorrente è lo strumento della fattura «consulenza» per giustificare prelevamenti di contante conseguenti a richieste di denaro avanzate dallo stesso Giuseppe Ciarrapico. A tale riferimento, il giudice nel provvedimento ha riportato la seguente conversazione intercettata il 15 novembre 2007 tra due dipendenti di Ciarrapico: «....tu adesso questi qui li prendi in contanti e li metti dall'altra parte, io poi dall'altra parte ho già fatto il prospetto de' come...della fattura..hai capito? Però quando li prelevi dimmelo...».