Nel Lazio il partito dei secessionisti
Sulla carta è un'associazione culturale ma potrebbe diventare un vero e proprio partito per raccogliere i secessionisti del Lazio. Cioè il popolo delle province che vorrebbe staccarsi da Roma, creando una nuova Regione. Promotori dell'iniziativa sono il presidente della Provincia di Frosinone, Antonello Iannarilli (Pdl) e l'assessore ai Rapporti Istituzionali Giuseppe Paliotta. Si chiama Movimento delle province del Lazio e «si ispira - si legge in una nota - ai princìpi e ai valori del regionalismo, dell'autonomia delle comunità locali, del rispetto dei territori e delle identità, della sussidiarietà e della democrazia partecipata. L'associazione riconosce il territorio delle province laziali con esclusione di Roma come autonoma comunità territoriale capace di dar vita ad una specifica e originale identità culturale, economica, sociale, storica e istituzionale e, quindi, opera per un nuovo assetto istituzionale del Lazio che veda realizzata la Regione delle province con il riconoscimento, mediante legge costituzionale, a Roma anche del potere legislativo». La presentazione ufficiale ci sarà domani nella sede della Provincia di Frosinone. Netto Paliotta, che smentisce che si tratti di una «vendetta» verso la presidente del Lazio Polverini, colpevole, secondo i dissidenti, di aver escluso la provincia dalla Giunta: si tratta di «una casualità», spiega l'assessore. Poi aggiunge: «Sono anni che lavoriamo alla nascita di questa associazione culturale. La questione regionale ha solo accelerato tutto». Iannarilli ci mette il carico da undici: «Il Lazio è l'unica Regione con una testa enorme e le membra esili e quindi asfittiche, ovvero le province». Ovviamente è già previsto «un referendum per l'istituzione della Regione Lazio senza Roma, cioè la Regione delle province, perché questa è la Regione che i cittadini sentono e percepiscono». Interviene anche l'ex consigliere regionale del Pdl Donato Robilotta che chiede al coordinatore del partito nel Lazio Piso e al vice Pallone di convocare il coordinamento regionale: «Come gruppo dei non allineati abbiamo contestato il modo con cui loro hanno deciso la delegazione del Pdl nella giunta regionale, senza criteri e solo attraverso una bieca logica spartitoria delle correnti ex An e Fi e di rapporti di amicizia del potente di turno». Non solo: «A Roma un gruppo di 7-8 consiglieri ha dato vita al Laboratorio Roma in aperto contrasto con il vertice del Pdl capitolino, i presidenti del Pdl delle Province di Latina e Frosinone lanciano la proposta della Regione delle province, a Viterbo il neopresidente della Provincia del Pdl appena eletto si dimette». Ce n'è abbastanza, ragiona Robilotta, per un vertice del Pdl locale. Se non ci sarà, avverte Robilotta, «ci vedremo costretti a chiedere di essere ricevuti da Berlusconi perché la pentola del Pdl di Roma e del Lazio è in ebollizione e rischia di esplodere da un momento all'altro».