Corsini indagato, la Giunta trema
Una corruzione «bipartisan» e continuata negli anni. Cinque, per la precisione. Sopravvissuta al cambio di colore dell'amministrazione comunale. Questo, secondo l'accusa, il quadro che emerge dall'inchiesta che vede coinvolti due assessori all'urbanistica del Campidoglio, Roberto Morassut, del Partito democratico, e Marco Corsini, del Popolo della libertà. Il primo due volte in carica con Veltroni, il secondo salito sul Colle capitolino con Alemanno. L'imputazione è un film già visto: i due avrebbero garantito il rinnovo di pingui appalti a una società (la «Gemma Spa») in cambio di favori. Contro Morassut è ipotizzato il reato di corruzione. Contro Corsini anche quello di concussione. Quest'ultimo, ieri, alla luce di quanto successo, ha presentato al sindaco le dimissioni. Subito respinte: «Ho letto l'avviso di garanzia. Trovo del tutto infondati gli addebiti attribuiti a Corsini, e la stessa cosa vale per Morassut. Sono convinto che tutto sarà archiviato in breve tempo. Abbiamo ereditato una gestione complicata per quanto riguarda Gemma e stiamo cercando di risolvere i problemi. Ho respinto le dimissioni di Corsini perché reputo abbia agito sempre correttamente», ha dichiarato risoluto il primo cittadino. Ma vediamo nei dettagli che cosa ha accertato l'indagine condotta dai pm della procura romana Sergio Colaiocco e Delia Cardia. Per conto del Campidoglio la Gemma si occupa di riorganizzare, informatizzare e accelerare le operazioni di condono edilizio. I due magistrati, che hanno indagato pure il presidente e l'amministratore delegato della società, Renzo Rubeo e Roberto Liguori, sostengono che tra il novembre 2005 e il febbraio 2008 Morassut avrebbe rinegoziato a favore della Spa un contratto d'appalto in cambio «dell'assunzione di quattro persone che, in assenza di titolo, hanno effettuato prestazioni nel suo staff retribuite dalla Gemma per un totale di circa 500 mila euro». Un «giochetto» che Corsini avrebbe pedissequamente fotocopiato. Infatti, dal gennaio dello scorso anno fino a oggi, l'assessore all'urbanistica di Alemanno avrebbe accettato dal presidente e dall'ad della Gemma «indebite utilità, quali, tra l'altro, le prestazioni d'opera di personale illegittimamente in servizio presso la sua segreteria», si legge nel capo d'imputazione. Un «piacere» ricambiato, anche in questo caso, con appalti. E, in particolare, con «l'aumento del corrispettivo dell'appalto oltre il quinto previsto dalla legge», cioè 48 milioni «a fronte di un aumento massimo» consentito di 18. E poi con la proroga «in violazione di legge e del contratto stipulato tra le parti nell'agosto 2006, dell'appalto di 24 mesi, la liquidazione dei Sal (stato di avanzamento dei lavori ndr) in violazione dell'articolo 118 del codice dei contratti». Non solo. La Gemma, «dopo aver vinto, essendo unica concorrente, la gara per i servizi a supporto dell'Uce (ufficio condono edilizio ndr), nel 2006 non ha mai raggiunto gli obiettivi fissati nel capitolato speciale d'appalto; ciò non di meno negli anni ha sempre ricevuto significativi emolulenti dal Comune previa riduzione degli obiettivi». Tra il 2006 e il 2009 la Gemma avrebbe rilasciato 11.602 titoli in sanatoria a fronte di un obiettivo per il quadriennio di 60mila pratiche. Insomma, quanto bastava per far insospettire i magistrati. Ma Corsini è accusato anche di concussione. Un reato che fa riferimento al suo burrascoso rapporto con il direttore dell'Uce Paolo Cafaggi, poi fatto rimuovere. Tolto di mezzo Cafaggi, Corsini, sempre in base alle accuse, avrebbe fatto approvare una delibera (n. 480) «con cui si formulava apposito indirizzo all'ing. Matta, nuovo direttore dell'Uce», di pagare alla Gemma «il corrispettivo di importo» pari «alla metà delle pratiche necessarie all'emissione di un Sal», cioè 7000. Un'ulteriore deroga che, malgrado l'inadempienza della società «amica» del Campidoglio, avrebbe fruttato alla Spa tre milioni di euro.