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Scajola si difende, Silvio prende tempo

Da sinistra il ministro Scajola e il premier Berlusconi

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Dimissioni? «Assolutamente no. Ho tanto lavoro da portare avanti». Il ministro Scajola sembra non voler mollare, almeno per ora. Punta i piedi e contrattacca, minacciando querele e annunciando di parlare in Parlamento dopo essere stato ascoltato in Procura. Ma la vicenda della compravendita di una casa al Colosseo con presunti soldi in nero sta montando sempre di più. E non solo nei palazzi della politica. Nella stessa maggioranza, dopo aver assistito a molte manifestazioni di solidarietà, comincia a serpeggiare un diffuso malumore (espresso per esempio dai tanti messaggi comparsi sui siti web). Berlusconi, resta in silenzio. Infastidito e preoccupato per come si sono messe le cose. E questo mentre le voci sulle dimissioni del titolare dello Sviluppo economico continuano a rincorrersi, tanto da portarlo a rientrare in anticipo dalla Tunisia dov'era ieri in missione ufficiale. E mentre, all'interno del Pdl c'è la minoranza finiana che spinge sulla linea dell'attacco. Berlusconi, per tutto il giorno chiuso nelle stanze di Arcore, è rimasto in contatto sia con Scajola sia con i vertici del partito. «Una spina nel fianco», viene definita tutta la vicenda. «Una marea montante», che preoccupa il premier, in un primo momento contrario all'ipotesi dimissioni. La situazione è stata definita interlocutoria in ambienti di governo. E il presidente del Consiglio, si ragiona nel Pdl, non può che confermare la sua posizione garantista. «Vediamo domani (oggi ndr)», si ripete in ambienti vicini al premier, facendo intendere che la situazione in queste ore resta sospesa in attesa di sviluppi. Un indicatore del tormento che attraversa il partito di Berlusconi è il sito internet del Pdl (ex Forza Italia) dove fan e elettori hanno riversato dubbi e timori su Scajola invitandolo, in sostanza, a lasciare il dicastero e a farsi processare. Ma il ministro va avanti. Con il suo staff e i suoi legali (incontrati ieri sera al rientro in Italia) ha fissato una precisa tabella di marcia: per prima cosa si presenterà alla procura della Repubblica di Perugia (il 14 maggio prossimo) dove sarà ascoltato come "persona informata sui fatti". Come teste, dunque, e non come indagato. Solo successivamente sarà in Parlamento. Nel frattempo il calendario degli impegni ministeriali non subisce variazioni. Nel Pdl sono tante le voci che in queste ore rimbalzano da una parte all'altra del Palazzo, compresa quella secondo cui a beneficiare delle dimissioni del titolare dello Sviluppo economico sarebbero in tanti, a partire dall'ala leghista e dal ministro Tremonti. «Scajola è uno dei ministri più potenti», spiegano dalla maggioranza. «Non a casa ha lui in mano il nucleare. E questo dà fastidio a parecchie persone». Una giornata rovente per Berlusconi. Stretto anche dalla morsa Fini, il quale a detta sua continua il controcanto rispetto al capo del governo. L'iniziativa di fare un video e lanciare i circoli di Generazione Italia per il Cavaliere non è altro che l'ennesima provocazione. Senza tralasciare il fatto che per la minoranza finiana la vicenda Scajola costituisce lo spunto per mettere subito all'ordine del giorno il disegno di legge governativo contro la corruzione, prima anche di quello sulle intercettazioni, come segnale concreto da dare all'opinione pubblica moderata. E naturalmente si tratta di un varco nel quale si getta compatta l'opposizione secondo la quale o le spiegazioni saranno convincenti oppure il ministro sarà tenuto alle dimissioni.

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