Il terzo polo non ha senso "Il centro sta col Pdl"
Maniche di camicia e gessetto in mano. Così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, si trasforma in «professore» e chiude con un'ora di lezione le tre giornate di studio al Monastero di Ocre (L'Aquila) organizzate dalla Fondazione Nuova Italia, di cui Alemanno è presidente. Sarà per le tematiche imposte al seminario dal titolo «Orizzonte di valori», o per la contingenza politica ma Alemanno affronta molti degli argomenti posti sul tavolo del confronto da Gianfranco Fini. E lo fa partendo dal Pdl, da quella svolta storica che ha unificato il centro alla destra «che non devono più separarsi», ammonisce il sindaco che chiarisce: «Non bisogna lasciare spazio a terzi poli, che finiscono poi per non essere né carne né pesce. Bisogna invece cercare di essere centrali nella nuova esperienza del Pdl e non matterci da una parte e fare una nicchia. Per fare questo - spiega Alemanno - bisogna capire da cosa è nato il Pdl, che non è una comoda fabbrica di posti di potere, ma una grande esperienza storica che va portata avanti». Portata avanti non solo in virtù di una nuova identità ma anche perché «la separazione tra il centro e la destra ha regalato molto al centrosinistra», dice il primo cittadino della Capitale, ricordando alla giovane platea di aver vissuto un tempo «in cui sventolare un tricolore era considerata una provocazione estremista. Questo non può succedere». No al terzo polo, dunque e avanti tutta con un Pdl da rilanciare e rafforzare con un'identità fondata sulla persona e sulla tradizione cattolica. Dalla teoria alla pratica, Alemanno parla della necessità «di reagire all'aggressione al mondo cattolico», e poi, via via di Lega, riforme, dell'Unità d'Italia. «Il confronto con la Lega - dice Alemanno - non deve essere fatto su quanto sono tribali o padani ma sulle contraddizioni che si aprono quando i leghisti si propongono di realizzare un obiettivo. Quando Maroni si pone l'obiettivo della sicurezza, non lo realizza con le guardie padane ma con le forze dell'ordine che giurano sul tricolore». Poi il sindaco parla della necessità della riforma della giustizia «non contro la magistratura e non bisogna cadere nell'equivoco che questo sia un problema solo di Berlusconi». Si dice poi contro la cittadinanza breve «che ignora la dialettica tra la nostra identità e quella di chi viene nel nostro Paese» e, infine, del 150° anniversario dell'Unità d'Italia «un momento che non va lasciato solo alle istituzioni ma da trasformare in un fatto di popolo che coincida con il federalismo fiscale». Si riparte, insomma, da dove tutto cominciò, dall'Unità di un Paese forse ancora in cerca di identità.