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Il Pdl boccia i ribelli: nessuna Pontida

Fabrizio Cicchitto

Secessione del Lazio storia infinita

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La secessione del Lazio non piace ai coordinatori del Pdl che annunciano: il vertice all'abbazia di Fossanova, previsto per il 17 maggio, è stato rinviato «a data da destinarsi». Era tutto pronto: i Consigli provinciali di Frosinone e Latina avrebbero approvato la delibera per richiedere il referendum e «staccarsi» da Roma ma Cicchitto e company hanno imposto la retromarcia. Almeno sulla carta perché i ribelli, in testa il presidente della Provincia di Frosinone Antonello Iannarilli, vanno avanti: «Lo vogliono i cittadini». Il primo a dettare la linea è stato il presidente dei deputati del Pdl: «È storicamente vero che c'è stato uno squilibrio tra Roma e le altre province del Lazio e che, evidentemente, possono sorgere problemi con il federalismo fiscale e Roma Capitale - ha spiegato Cicchitto - Questa, però, non è una buona ragione per avanzare proposte del tutto inaccettabili come quella di spezzare in due il Lazio. Inoltre questa proposta non verrebbe mai accettata a livello nazionale, dove, casomai, si pone il problema della semplificazione degli enti locali e non certo della loro moltiplicazione. In particolare - aggiunge - non si può dire nulla sulla Giunta Polverini, che per la sua composizione, per quel che riguarda gli assessorati, ha tenuto largamente conto della rappresentanza delle province esterne e che intende anche tenerne conto per i massimi livelli istituzionali della Regione». Netto anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, secondo cui la secessione «sarebbe un suicidio». Fa il pompiere il senatore Claudio Fazzone: «Non c'è nessuna secessione in atto da parte delle province del Lazio. Quanto all'assetto istituzionale - precisa - è in corso da anni una riflessione sul riequilibrio fra Roma e le Province, della cui necessità la stessa Polverini si è mostrata consapevole». Ma non c'è motivo di un referendum per costituire una ventunesima Regione, spiega il senatore del Pdl: «L'elaborazione dei decreti attuativi del federalismo fiscale e la legge per Roma Capitale daranno nuovo impulso alla riflessione su una possibile rivisitazione dell'assetto istituzionale del Lazio, che valorizzi e riequilibri le specificità territoriali; ma non è condivisibile la strumentalizzazione che qualcuno sta facendo di questi temi». Insomma «non c'è nessuna "Pontida laziale". Dunque al fine di evitare ulteriore confusione e l'impropria commistione tra le rivendicazioni di singoli in ambito regionale e un tema molto sentito dai cittadini delle province, l'appuntamento di Fossanova è stato annullato e rinviato a data da destinarsi». I coordinatori provinciali del Pdl insistono: «Concordiamo pienamente con le dichiarazioni rese dal presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto - spiegano in una nota congiunta Giulio Marini, Angelo Maria Cicolani e lo stesso Fazzone, coordinatori rispettivamente del Pdl delle province di Viterbo, Rieti e Latina - La necessità di un coinvolgimento maggiore delle province nelle scelte strategiche che riguardano il Lazio è certamente un tema ineludibile al quale nessuno può più sottrarsi - sottolineano - I territori laziali sono stati per anni mortificati da politiche sciagurate che hanno determinato uno sviluppo disarmonico, creando vere e proprie sacche di povertà sociale ed economica. La scelta di dotare la città di Roma di nuovi poteri amministrativi è senza dubbio la risposta migliore all'esigenza di una maggiore governabilità. Accanto a questa, occorre però definire un percorso che sappia valorizzare in modo appropriato le tante risorse culturali, sociali ed economiche presenti nell'hinterland della Capitale e nelle altre province laziali». La Polverini sarà in grado di farlo, precisano, e non risparmiano una stoccata ai ribelli sottolineando «le polemiche pretestuose che mirano solo a far ottenere qualche incarico in più». Storce il naso il leader de La Destra, Francesco Storace: «Cicchitto non demonizzi l'idea di Roma Regione. Si guardi attorno e scoprirà che è un'intuizione tutt'altro che inaccettabile, tanto è vero che se ne discusse nella riforma del 2005». L'ex consigliere regionale Donato Robilotta va sulla stessa scia: «Non capisco la demonizzazione della proposta di Roma-Regione che fanno Cicchitto e i coordinatori provinciali del Pdl di area ex Fi in quanto questa riforma era l'obiettivo che perseguì la maggioranza che sosteneva la giunta Storace. Il governo Berlusconi la fece sua e la inserì nella riforma della Costituzione del 2002, e dunque fu votata da tutti i parlamentari della Casa della libertà». Non sarà facile trovare la quadratura del cerchio.  

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