E i colonnelli trasformano le correnti in Fondazioni
Èla moda del momento. Nel Pdl, come nel Pd, ne nasce una al giorno. La versione ufficiale è che si tratta di luoghi di confronto e dibattito culturale. Un modo per arricchire la proposta politica del partito. Guai a parlare di correnti. Eppure, nei fatti, le Fondazioni hanno in tutto e per tutto soppiantato quelle che in un recente passato Gianfranco Fini chiamò (la frase è tornata di moda nelle ultime settimane), le «metastasi della politica». Per capire quanto ciò sia vero basta guardare agli ex An. I colonnelli, che ai tempi d'oro guidavano le correnti interne al partito, oggi guidano i loro «poli culturali». L'ultimo nato, in ordine di tempo, è La nostra Destra di Ignazio La Russa. Ma quella del ministro della Difesa è più che altro un modo per cercare di ridimensionare ulteriormente la diaspora finiana. Non certo una presa di distanza dal suo vecchio compagno di corrente Maurizio Gasparri con cui continua a condividere l'esperienza dell'associazione Italia protagonista. Con loro, tra gli altri, il governatore della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, ma anche l'ala rampelliana del partito (che fa capo a Fabio Rampelli) cui appartiene il ministro della Gioventù Giorgia Meloni. C'è poi la «corrente» del sindaco di Roma Gianni Alemanno che si ritrova attorno alla Fondazione Nuova Italia. Al suo fianco spiccano i nomi del coordinatore del Lazio Vincenzo Piso, di Barbara Saltamartini in ascesa tra le donne del Pdl, di Mario Landolfi e del sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. E a proposito di esponenti di governo non va sicuramente sottovalutata la componente vicina al ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli. Qui il «polo culturale» si chiama Fondazione della libertà e raccoglie, tra gli altri, il viceresponsabile organizzazione del Pdl Marco Martinelli e Sottosegretario di Stato all'Economia, nonché coordinatore del Veneto, Alberto Giorgetti. Ma pur nelle differenze è fin troppo chiaro che oggi, le varie anime degli ex An, hanno un «nemico» comune: Gianfranco Fini. E con lui la truppa di fedelissimi che si divide tra Farefuturo e Generazione Italia: dal viceministro per lo Sviluppo Economico Adolfo Urso al vicecapogruppo vicario del Pdl alla Camera Italo Bocchino (sul sito della Camera ricopre ancora questo incarico), fino ai sottosegretari Andrea Augello e Roberto Menia e al ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi. Non è una novità, ma una volta Gianfranco era il capo e, volenti o nolenti, occorreva fare i conti con lui. Adesso, al contrario, è lui a dover fare i conti con i suoi ex colonnelli. Nic. Imb.