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Uno schivo reduce dal Vietnam

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Ilsuo messaggio ai newyorchesi che si sono addormentati con la paura di un nuovo 11 settembre, stavolta a Times Square? «Se vedi qualcosa, dici subito qualcosa». Ed è proprio quello che ha fatto Lance Orten, veterano del Vietnam e oggi venditore di magliette sulla 45esima strada, all'angolo con la piazza «crocevia del mondo», quando ha visto fumo che usciva da un Suv Pathfinder della Nissan parcheggiato malamente accanto al suo carrello. Memore della campagna della polizia di New York per la prevenzione del terrorismo, Lance non ha perso tempo: ha avvertito un poliziotto a cavallo. Questi ha annusato l'auto e sentito odore di polvere da sparo. È scattato l'allarme e l'ordine di evacuazione. Quando finalmente gli agenti hanno sgomberato il potenziale veicolo-bomba e a Times Square hanno ripreso a circolare automobili e pedoni, l'ambulante è apparso stanco e riluttante a raccontare molto della sua impresa. «Non ne posso più», ha detto avviandosi zoppicando verso un taxi, un cappello bianco in testa, mentre davanti al ristorante Junior, sull'altro lato del marciapiede, una piccola folla gli tributava un applauso: «Sono in piedi da 24 ore». Lance, dopo aver combattuto in Vietnam, fa l'ambulante da 20 anni e i suoi scarni commenti evocano le difficoltà di reinserimento dei reduci delle guerre dell'America all'estero quando ritornano in patria: «Non ho avuto scelta. Nessuno mi dava un lavoro».

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