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Autonomia: la storia infinita

Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini

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Cosa c'è dietro alle diatribe che stanno caratterizzando il dibattito regionale sulla cosiddetta «secessione»? E' solo tensione istituzionale o c'è la corsa alle poltrone regionali? E, semmai ci fosse, riguarda tutti gli esponenti provinciali coinvolti o solo alcuni? E se parte delle prese di posizione fossero solo figlie di attriti personali? E se ci fosse un po' tutto nella situazione attuale? Cerchiamo di fare chiarezza in un puzzle che, come dimostreremo, ha visto negli anni molti protagonisti di questa querelle istituzionale cambiare spesso parere, dividendosi tra «accelerate» autonomiste e repentine «frenate», a seconda del momento politico.   Partiamo dall'attualità. Latina e Frosinone sono territori ferocemente rivali, negli anni protagonisti di derby economico-sociali prima ancora che sportivi. Che un esponente di Latina «bacchettasse» uno di Frosinone (o viceversa), dunque, è storia riconoscibile. Stavolta, però, è successo qualcosa di nuovo. Alfredo Pallone, vicecoordinatore regionale di Forza Italia, ciociaro, ha stigmatizzato la presa di posizione del presidente della provincia di Frosinone, Iannarilli. Di contro Claudio Fazzone, pontino, ha emesso un comunicato stampa in cui prende le distanze dalle affermazioni di Armando Cusani, presidente della Provincia di Latina. Non solo hinterland contro Roma, dunque, ma anche province con «battaglie» al proprio interno. Eppure, leggendo bene tra le righe del comunicato di Fazzone, ci si accorge che le cose sono - se possibile - ancora più complesse. Fazzone parlando di secessione ammonisce a evitare inopportune accelerazioni. Eppure fu proprio Fazzone, durante la campagna elettorale di Cusani per la presidenza della Provincia pontina, a sottoscrivere insieme al suo collega di partito il programma dove, a chiare lettere, si parlava della possibilità delle province di autodeterminarsi rispetto all'invadenza capitolina. E allora? Possibile che Fazzone si sia dimenticato di questo impegno? In realtà Fazzone sottolinea nel suo comunicato come la vicenda del ruolo delle province sia all'ordine del giorno da tempo, riconoscendo quindi il tema sotto il profilo politico. Ma parla di «strumentalizzazione non condivisibile» da parte di chi lo fa «per perseguire altri scopi». E' chiaro che si riferisce alla corsa per gli assessorati regionali, e così facendo esclude tout-court il presidente della Provincia di Latina, Cusani; mentre coinvolge pesantemente Iannarilli, protagonista pochi giorni fa di un'eclatante forma di protesta a via Cristoforo Colombo. Secessione, capitolo secondo. Dopo il «no» pubblico del vice coordinatore regionale Alfredo Pallone, è arrivato - come detto - a stretto giro di posta quello del coordinatore provinciale pontino (nonché senatore) Fazzone, come se ci fosse un collegamento (telefonico?) diretto tra la prima uscita e la seconda. A prima vista, comunque, tutto sembrerebbe ricondursi ad una logica comprensibile: Iannarilli spinge per una rappresentanza ciociara alla Pisana e utilizza lo slogan della secessione. Cusani, come da programma elettorale, non si fa sfuggire l'occasione e rilancia. Fazzone e Pallone frenano. Ecco, è tutto chiaro... Magari. Non è così, e al povero cronista non resta che fare appello alla memoria.   Non fu proprio Pallone, insieme a Cusani, il 17 giugno 2008 in un convegno all'Henry Hotel di Frosinone, a parlare di «nuova Regione»? Eh già. Anzi, Pallone testualmente affermò: «Credere, sostenere, partecipare, aderire a questo progetto, lavorare insieme perché questo si realizzi significa gettare le basi per costruire un futuro». Poi, contestuale, l'annuncio del referendum per dare corpo alla spinta autonomistica contro la supremazia del Campidoglio. Fu lo stesso Pallone a dare la notizia, lamentandosi dell'assenza del presidente della Provincia (che all'epoca era Scalia) il quale - disse Pallone - «forse non ha capito l'importanza dell'argomento». Oggi però, sullo stesso tema, Pallone frena Iannarilli.   Che ci sia un conflitto d'interessi personalistico è, a questo punto, più di un'ipotesi. E chi vive in Ciociaria sa che la disfida tra i due non è mai finita. Anzi, spesso i veti incrociati sulle candidature (a volte provenienti anche dai «piani superiori» di Bruxelles), hanno portato a feroci scontri elettorali. Non ultimo quello tra Mario Abruzzese (in quota Pallone) contro Adriano Roma (in quota Iannarilli); altrimenti non si spiegherebbe la presenza per la Pisana di due candidati di Forza Italia in una sola provincia. La telenovela, c'è da credere, non finirà. Ma al di là delle inequivocabili (e ineliminabili) commistioni locali, la questione della Regione delle Province è seria. E andrà avanti. Parola di Cusani: «Roma avrà il suo Governatore».

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