Lo aveva annunciato fino allo sfinimento in campagna elettorale e, appena eletta, ha tenuto fede alla promessa
«Dellasanità mi occuperò personalmente e sarà al primo posto», ha sempre sostenuto visitando gli ospedali il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, scandendo: «Dobbiamo fare una vera e propria ri-vo-lu-zio-ne». Detto, fatto. A pochi giorni dall'insediamento della Giunta, sono già state tagliate le prime teste. Si tratta di due direttori di dipartimento: Salvatore Calabretta (politiche della prevenzione e dell'assistenza sanitaria) e Giampaolo Crippa (programmazione sanitaria). Entrambi revocati, mandati a casa senza troppi convenevoli insieme a Norberto Cau, del dipartimento personale, demanio e patrimonio. Il dipartimento programmazione sanitaria verrà gestito in via temporanea da Paolo Artico, già responsabile dell'area risorse umane e finanziarie. Anche se, fanno sapere fonti interne a viale Cristoforo Colombo, anche quest'ultimo è sul punto di essere epurato. Insomma, la rivoluzione Polverini è già cominciata. E con essa il risiko sanitario, con l'inevitabile totonomine. Il primo nodo da sciogliere riguarda il futuro del subcommissario Morlacco. Sarà lui il braccio destro della neogovernatrice? O la Polverini proporrà al ministro Sacconi di nominare un nuovo subcommissario, anche per segnare una discontinuità rispetto al passato? Quest'ultima ipotesi appare la più probabile, con la componente ex Forza Italia pronta a reclamare quel posto. In pole position ci sarebbe Massimiliano Maselli, consigliere regionale uscente escluso dalla Pisana in seguito al caos liste e rimasto senza un assessorato. Secondo nodo da sciogliere è la direzione regionale per la governance di sistema, il braccio operativo facente direttamente capo alla presidenza della Regione. La governance ancora deve essere istituita, ma è prevista nel «Programma sulla salute» redatto in febbraio dai tecnici del Pdl, anche se le sue funzioni effettive devono ancora essere delineate. In pole position due dei tecnici che hanno redatto il piano: Urbani, economista vicino al sottosegretario Andrea Augello, e Alessandro Ridolfi, già dirigente al ministero della Salute e uomo di fiducia del senatore Cesare Cursi. Senza contare poi il peso nella decisione finale di Domenico Gramazio, senatore e uomo forte della sanità. Insomma, la parte del leone è destinata a farla l'ex Alleanza Nazionale. Ma in lista d'attesa per un posto di prestigio ci sarebbero anche altri manager di primo piano: Franco Condò (attuale presidente di Farmacap, già direttore generale durante la giunta Storace e vicino a Tajani, Sammarco e Pallone), Salvo Cirignotta (capodipartimenti con Storace), Domenico Alessio (attuale dg del San Filippo Neri in quota Udc che aspira a un clamoroso ritorno al San Camillo) e Giuseppe Quintavalle (direttore sanitario a Civitavecchia vicino all'ex An). Tutto dipenderà da come verrà gestita la successione ai direttori generali nominati dal centrosinistra. Il diktat della Polverini è semplice: facce nuove, come quella di Manlio Moretti, già direttore sanitario di RmE e Ifo. Evitando di farsi trovare impreparati come nel 2000. Sicuramente per il momento non si muoveranno quattro dg nominati di recente: Squarcione (Asl RmF), Cipolla (Asl RmH), Pipino (Viterbo) e, come detto, Alessio. Uno dei primi posti a liberarsi sarà la direzione generale del Policlinico Umberto I: il contratto di Ubaldo Montaguti scadrà il 30 giugno. Non è ancora ufficiale, ma molto probabilmente verrà sostituito col rettore de La Sapienza e preside della facoltà di Medicina I, Luigi Frati, che sarà nominato commissario. La strategia è proprio questa: sostituire i dg in scadenza con dei commissari, per poterli in seguito revocare e rendere più snello il procedimento di accorpamento delle Asl. A Roma verrà creata un'unica azienda sanitaria con cinque distretti coincidenti con le attuali Asl, ciascuno guidato da un capodistretto. Azienda sanitaria unica anche in provincia, con tre distretti che ricalcheranno (con qualche modifica territoriale) i limiti geografici delle Asl E, G e H. Anche le aziende ospedaliere verranno abolite: al loro posto si studia l'introduzione di aziende di gestione delle strutture ospedaliere per realizzare un coordinamento territoriale degli ospedali e provvedere alla riorganizzazione della rete. Insomma, il risiko è solo all'inizio.