Ha coraggio, ma la Giunta va rafforzata
Caro Giancarlo, come tu sai Marlowe è un battitore libero e anticonformista del nostro giornale. Non sempre condivido le sue analisi, ma impagino i suoi articoli con il tagliente piacere di alimentare il pubblico dibattito e lanciare qualche sasso nello stagno. A giudicare dalle reazioni, credo di esserci riuscito. Giancarlo, Le tue argomentazioni non mi convincono neanche un po'. Gianni Alemanno non solo fa bene a ricordare «la pesante eredità veltroniana», ma secondo me dovrebbe farlo presente tutti i giorni. Con durezza, puntiglio e un po' di cattiveria. Il bilancio del Campidoglio è un disastro e il risanamento un'operazione ciclopica che riguarda le future generazioni. Alemanno è potenzialmente un futuro leader del centrodestra. La sua cifra è quella di un uomo che ha passione per la politica tout court e non per l'amministrazione grigia o a lustrini che sia. Questo passaggio su Alemanno è fondamentale per capire cosa ci possiamo aspettare o no da lui. Al sindaco di Roma non si può chiedere di declinare il suo talento in maniera diversa da quella con cui ha costruito una brillante carriera: un giovane con un forte bagaglio ideologico costruito dentro la destra, un uomo attento alle tradizioni, un capo corrente che s'è trasformato in un leader, un aggregatore di idee. Certo, qui parliamo delle cose fatte a Roma e qualcuno farà notare che dell'alta politica non gliene importa un fico secco a nessuno. Eppure io vi dico che su Alemanno queste riflessioni sono necessarie. L'alemannismo non si fonda sul taglio dei nastri e i cocktail in terrazza, non è la fatua rappresentazione del fighettismo, ma fa parte della storia della destra romana e del suo pantheon di miti e icone. Se partiamo da questo punto, capiamo perché c'è la sensazione che Gianni abbia combinato poco: la sua comunicazione è puntata troppo sui temi chiave della politica nazionale e non sulle piccole grandi cose che ogni giorno fa un primo cittadino. Questo è un errore, ma non il più grande. Levato il sindaco, alla giunta comunale infatti resta ben poco. Quale altra figura carismatica ti viene in mente? A me, francamente, nessuna. Fai questo esercizio di pensiero sul governo e ti accorgerai che intorno a Silvio Berlusconi ruotano un paio di elementi di spicco come, per esempio, Gianni Letta e Giulio Tremonti. Lo stesso non può dirsi per la giunta della Capitale che invece merita di essere subito rafforzata e riprogrammata. Il suo lavoro sulla sicurezza della città è stato ottimo e non a caso il dossier sul biennio si apre su questo tema. Ha sgomberato contro tutto e tutti il Casilino 900, campo nomadi più grande d'Europa, vergognosamente in piedi da mezzo secolo. Roma è più sicura e non si tratta di un risultato che si ottiene in un battibaleno. Come vedi, al sindaco non manca il coraggio, ma un motore della diplomazia (Letta) e un genio del bilancio (Tremonti). Le teste contano, come i soldi. Le finanze del Comune sono a secco e Il Tempo farà una battaglia affinché Roma abbia risorse degne del ruolo della Capitale. A patto che ci siano progetti solidi sulle infrastrutture e investimenti per creare più Pil e posti di lavoro. La sua narrazione della città non è quella veltroniana? Meno male. I cittadini alle favole non abboccano più, chiedono atti concreti e su questi Alemanno deve costruire un piano di comunicazione serio, efficace, affidabile. Il resto, è veltronismo e per quella politica non ho alcuna nostalgia. Due anni fa i cittadini hanno voltato pagina e chiesto ad Alemanno di scrivere un diverso racconto di Roma.