Caltagirone pensa alla nuova Acea
Ha sempre ispirato la sua azione ai principi di managerialità. Lui, Francesco Gaetano Caltagirone, è un ingegnere. Così, a 24 ore dall’assemblea dei soci di Acea, l’ex municipalizzata energetica, che si tiene oggi a Roma, ha messo in chiaro le sue prerogative di socio. Un socio preminente dopo il Campidoglio, che ha in mano il 51% delle azioni, e comunque ormai sopra gli altri azionisti rilevanti: i francesi di Suez-Gdf. «La politica deve restare fuori dall'azienda» ha detto ieri Caltagirone. Una dichiarazione rivolta a chi ha imbrigliato l'azienda nelle logiche più di gestione di potere che nella ricerca di efficienza e profitto. Insomma Caltagirone, che negli ultimi tempi ha messo non pochi capitali in Acea, non intende lasciare senza ritorno il suo investimento. Un richiamo al cambio di passo. Uno squillo di campanella per sottolineare la «grandissima fatica» necessaria per portare una cultura manageriale privata in un azienda che è stata per anni pubblica, e l'invito a mettere da parte «cattive abitudini». Già quelle alle quali non sarebbero sfuggiti nemmeno i soci francesi che prima dell'arrivo del sindaco Gianni Alemanno avevano pianificato di crescere nell'azienda. «Nell'elettricità sono deludenti i risultati della joint venture (l'alleanza commerciale ndr) con Suez-Gaz de France» ha spiegato Caltagirone. Una stoccata che anticipa il dibattito che oggi animerà l'assemblea degli azionisti dell'utility romana. Il dossier con i francesi è aperto da tempo: il confronto sulla revisione degli accordi con Suez-GdF non ha portato a un risultato, e già da inizio anno Acea ha avviato le procedure per affidare a un arbitrato internazionale la soluzione della controversia (con la possibilità di una rottura definitiva,e di una richiesta danni a Parigi fino ad un miliardo, secondo indiscrezioni). Per Caltagirone «c'è una situazione deludente sull'elettricità che va migliorata, di cui siamo assolutamente scontenti». Quanto al pressing della politica su governance e gestione dell'azienda, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno ha commentato: «Credo che il giudizio di Caltagirone rispetto alla politica sia in base a quanto ereditato dal passato, che era francamente inquietante anche per quanto riguarda Acea». Per Francesco Gaetano Caltagirone «il fatto che Acea sia stata per anni pubblica e che sia adesso per metà pubblica ha creato delle cattive abitudini e ora c'è bisogno di una iniezione di cultura privata». E anche se ci saranno «tante proteste e tante agitazioni della politica noi - ha aggiunto - vogliamo la politica fuori dall'azienda». L'azienda «ha bisogno di più efficienza e una riduzione dei costi». Solo così può essere vincente la mossa che Caltagirone ha fatto investendo: «Crediamo nell'azienda. È una scommessa solo economica e sul rigore. Quello che serve è un grandissimo rigore e noi privati siamo portatori di questa cultura». Bisogna lavorare «sui costi e sull'efficienza» e, dice Caltagirone, «sono due cose che sappiamo fare». Una nuova fase è all'orizzonte.