A Roma serve una svolta
Gianni Alemanno ha solennizzato i due anni da sindaco di Roma, e della destra per la prima volta al potere nella Capitale, annunciando che “nel 2010 ci sarà la svolta”. Ciò significa che finora non c’è molto per cui brindare. I maggiori ed innegabili successi sono stati ottenuti nella guerra alla clandestinità, con la chiusura del famigerato Casilino 900, il più grande campo nomadi d'Europa; il che si è portato dietro una significativa riduzione dei reati – il 27 per cento – e la sparizione delle prostitute dalle strade di accesso a Roma. Saranno andate altrove? Forse, ma intanto l'ordinanza ha funzionato. Il tutto con un confronto civile, senza inutili esibizionismi. Non è poco: su questi temi Alemanno ha in gran parte vinto le elezioni. Però una metropoli non vive solo di chiacchiere e distintivo. Serve lo sviluppo, tanto più a Roma che ha il maggior concentrato al mondo di patrimoni d'arte, e deve tornare realmente attrattiva per il turismo. Ma lo sviluppo è indispensabile anche e soprattutto per la quotidianità di chi ci vive e ci viene a lavorare. Insomma, infrastrutture, opere pubbliche, urbanistica, mobilità, e quindi minore inquinamento e – perché no – qualche idea d'avanguardia. Purtroppo le opere pubbliche sono ferme al palo. Secondo uno studio del Cresme (Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato) dal 2007 al 2009 le gare di appalto per i lavori pubblici si sono ridotte di ben oltre due terzi: da 500 milioni di euro nel 2007 a 177 nel 2008, fino a 145 nel 2009. Di questo passo saremo all'azzeramento. Vediamo alcuni esempi. Il secondo anello esterno del Grande raccordo anulare era anch'essa una precisa promessa elettorale. Fu anche un annuncio dato da Silvio Berlusconi quando, nel 2006, poco prima di perdere le Politiche contro Romano Prodi, inaugurò il raddoppio del raccordo esistente, assieme agli amministratori di sinistra di allora: Walter Veltroni e Piero Marrazzo. Chi era presente ricorda la scena: mentre il sindaco non ancora candidato alla politica nazionale, ed il governatore non ancora sfiorato dallo scandalo, storcevano la bocca invocando motivi ambientali, il Cavaliere sostenne che l'opera di cui tagliava il nastro sarebbe stata presto saturata dal traffico, e che Roma, il Lazio ed il Paese avrebbero dovuto dotarsi di un grande bypass, che tra l'altro collegasse Fiumicino alle direttrici Nord e Sud, ed al porto di Civitavecchia rilanciato come scalo da crociera. Alemanno era ancora un ministro di belle speranze, molto concentrato sulla politica; ma Berlusconi quando parla di queste cose in genere sa quel che dice. L'Unione industriali di Roma del resto caldeggia quel progetto da anni, proprio perché la Capitale non può permettersi la marginalità rispetto ai grandi flussi economici e commerciali, né può limitarsi a fare da spartiacque tra Nord in espansione e Sud immobile. Fu dunque con molte prospettive – ed un progetto già pronto - che Alemanno inserì il «secondo Gra» nel programma. Che fine ha fatto? Aurelio Regina, presidente dell'Uir, lo ha ricordato anche alle due candidate alle Regionali; ma il dossier è scomparso. In compenso Alemanno annuncia ora i due sottopassi: quello di Castel Sant'Angelo, già tentato da Francesco Rutelli per il giubileo del 2000 e finito come tutti sappiamo; e quello dell'Ara Pacis, «complementare» alla «significativa riduzione» del muro di travertino innalzato sul lungotevere dall'architetto Richard Meier. Insomma: due costosi (e nel primo caso inutili) palliativi, che non cambierebbero molto l'urbanistica e la mobilità cittadina. Non sono queste né le grandi infrastrutture pubbliche, né le opere di edilizia civile, né i segni di novità di cui Roma ha bisogno. Chiunque vada a Londra e Parigi scopre skyline che si rinnovano di anno in anno, nel rispetto dell'ambiente e della cultura europea. I recuperi dei docks, la City, la New Tate a Londra; a Parigi il rifacimento dell'anello delle banlieue ed il loro collegamento all'alta velocità ferroviaria, che fa sì che i nuovi quartieri siano a due ore da Londra ed un'ora e 20 minuti da Bruxelles: meno di quanto costa raggiungere Fregene nei weekend estivi. Non si tratta solo di godere di metropoli in perenne mutamento, o di spostarsi rapidamente, ma di migliorare la qualità della vita, il giro di attività ed il patrimonio immobiliare di chi ci vive. Certo, sta per inaugurarsi il Maxxi: opera però delle giunte precedenti, come l'Auditorium e la nuova Fiera. Roma continua ad accogliere chi ci arriva con periferie paesane, strade strette, qualità edilizia anni Sessanta. Alemanno si difende con il buco di bilancio da 9,65 miliardi ereditato dalla sinistra. Ora però che quel debito è stato sostanzialmente congelato dal governo (in cambio di salatissime addizionali a nostro carico), con l'approvazione dello status speciale per la Capitale e tra poco con il trasferimento al Campidoglio dei beni demaniali in attuazione del federalismo, ci piacerebbe capire in maniera più dettagliata ciò che ha in mente il sindaco per un rilancio vero. In cosa consiste il «Piano strategico verso il 2020»? Non si tratterà degli ennesimi tavoli di discussione? Un consiglio ad Alemanno, al quale non manca la nostra simpatia: meno tavoli e più fatti concreti. E non si faccia distrarre dalla politica: il Campidoglio non è distante da Montecitorio, però è più importante.