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Più efficienza e più sicurezza Ecco la «terza generazione»

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Ireattori Epr fanno parte della classe dei reattori nucleari ad acqua pressurizzata Pwr (Pressurized Water Reactor), nei quali il nocciolo viene refrigerato per mezzo di acqua naturale, e possono utilizzare come combustibile ossido di uranio arricchito oppure una miscela di ossidi di uranio e plutonio. Si calcola che il tempo medio necessario per costruire una centrale di questo tipo sia di poco superiore a quattro anni, esclusi i tempi necessari per le autorizzazioni. Maggiore efficienza. Con una vita media stimata intorno ai 60 anni, le centrali di terza generazione promettono di essere più efficienti. Gli esperti rilevano infatti che se le centrali attuali riescono a utilizzare solo lo 0,6% dell'energia contenuta nell'uranio naturale, quelle di terza generazione permettono di utilizzarne lo 0,8%. Il vero salto, tuttavia, ci sarà con quelle di quarta generazione (ben il 70% di efficienza), che potranno diventare una realtà solo fra il 2030 e il 2040. Le centrali in costruzione. Mentre i reattori di seconda generazione resteranno attivi nel mondo fino al 2065, i primi impianti Epr si stanno costruendo in Finlandia, a Olkiluoto (la cui entrata in funzione è prevista per il 2012), in Francia, a Flamanville (attivo dal 2013 e realizzato con la partecipazione dell'Enel) e due reattori in Cina, a Taishan (2013 e 2014). Nel 2012 è previsto l'inizio della costruzione di centrali di questo tipo in Francia (Penly) e India (Jaitapur), che potrebbero essere completate fra il 2027 e il 2018. Sicurezza. La maggiore sicurezza garantita da centrali di questo tipo si deve a quattro diversi sistemi di protezione, alcuni dei quali utilizzati anche negli impianti di vecchio tipo: quattro sistemi indipendenti di refrigerazione d'emergenza (ognuno capace da solo di refrigerare il nocciolo del reattore dopo lo spegnimento); un contenimento metallico attorno al reattore per arginare eventuali fuoriuscite di materiale radioattivo in caso di incidente; contenitore e area di raffreddamento passivo del materiale fuso, nel caso in cui il nocciolo di combustibile nucleare radioattivo fuso fuoriesca dal recipiente in pressione; una doppia parete esterna in calcestruzzo armato spessa 2,6 metri e progettata per resistere all'impatto diretto di un grosso aereo di linea. Scorie. Dal punto di vista delle scorie, le centrali di terza generazione non offrono particolari novità, se non la possibilità di processarle in modo da separare le più pericolose.

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