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Mezzo capitalismo italiano in una sola cassaforte

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Unoscrigno pieno di tesori. Immobili e titoli di società quotate e non. E poi partecipazioni in aziende importanti, strategiche. Le Assicurazioni Generali di Trieste sono tutto questo. Da stamattina a guidare questa ricchezza ci sarà Cesare Geronzi. Neo presidente di una compagnia che è sempre stata immensamente ricca. Il patrimonio immobiliare è talmente grande che ogni stima è suscettibile di revisione. Qualcuno ha azzardato un valore di mercato di 400 miliardi di euro. Altri hanno evitato accuratamente di lanciarsi in calcoli azzardati e hanno provato la strada della metafora. E dunque mettendo in fila tutti gli immobili che il gruppo del Leone detiene nel mondo si sarebbe potuta ottenere una città grande come Padova. Case, uffici, abitazioni, terreni, una dote sterminata al punto che un suo presidente, Cesare Merzagora che guidò il Leone dal 1968 al 1979, disse che la compagnia era una gallina che covava uova di pietra. E mattone dopo mattone le uova sono diventate oro puro nei bilanci. Nell'ultimo, quello approvato dai soci sabato scorso, nel conto patrimoniale l'unica cifra relativa agli immobili è per quelli utilizzati per le attività di produzione: 1,4 miliardi di euro. Fin qui il mattone. Ma nello scrigno d'Italia ci sono anche migliaia di partecipazioni. In aziende quotate a Piazza Affari e in altre borse. Così come in quelle non quotate e in piccole srl. A titolo di esempio Si parte con il 3,6% di Gemina la finanziaria che detiene il controllo degli Aeroporti di Roma. Scontato il 2% nella Mediobanca e il 5,39% della Pirelli di Marco Tronchetti Provera. E ancora il 5,49% di Commerzbank e il 5,07% di Intesa SanPaolo. Un non trascurabile 0,97% nel colosso del credito spagnolo Banco Santander. Il Leone di Trieste ha anche il 4,51% della Schemaquattordici, la holding dei Benetton. Tutte partecipazioni strategiche. Spesso snodi e crocevia di interessi nazionali. Come non valutare in questo senso l'ingresso nella Telco, la nuova scatola finanziaria che guida i destini della Telecom Italia. Nel riassetto post Tronchetti Provera, le Generali ne hanno rilevato il 30,58% del capitale. Fin qui quelle rese palesi negli allegati di bilancio freschi di stampa. Ma la ragnatela triestina non finisce. Altre importanti quote azionarie sono parcheggiate nelle società deputate alle gestione delle partecipazioni. Così non manca un buon peso, il 3,35%, in Atlantia la holding che controlla le Autostrade per l'Italia. Sempre nel settore va menzionato il 4,992% nelle Autostrade To-Mi. E come non citare dal punto di vista dell'importanza della partecipazione il 3,71% detenuta nella Rcs, editore del Corriere della Sera. Il 3,324% nel capitale del colosso delle costruzioni Impregilo. E tanto, tanto ancora.

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