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Silvio attende lo scivolone di Fini

Il duro faccia a faccia tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi alla direzione del Pdl

Gianfranco: "Si discute solo del Pdl"

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La consegna è scattata: mettere Fini alle strette, indurlo a lasciare il partito e al tempo stesso avviare un'azione progressiva ma incalzante di risposta alla strategia di logoramento di Fini. All'indomani dell'infuocata direzione del Pdl, Berlusconi passa al contrattacco. Sa che Fini userà la carica istituzionale per dilagare in televisione occupando spazio nelle trasmissioni a maggior share. Ecco quindi che lo precede. Domani in occasione del 25 aprile sarà trasmesso un intervento del premier sui tg e oggi parteciperà alle celebrazioni alla Scala di Milano con il Capo dello Stato, Napolitano. Non solo. Il premier non vuole dare il tempo al presidente della Camera di organizzare l'offensiva e di avviare l'azione di disturbo in Parlamento. È stata una giornata intensa per il presidente che dopo il Consiglio dei ministri ha incontrato il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Regione Renata Polverini. A entrambi ha ribadito che il governo non corre alcun pericolo dopo lo scontro con Fini. Una rassicurazione stimolata dal baillame di voci tra i parlamentari sull'ipotesi di andare a breve a nuove elezioni, preferibili rispetto al logoramento. Berlusconi si è presentato in Consiglio dei ministri ancora furente per la giornata precedente e senza nemmeno dare il tempo ai ministri di avviare la discussione sull'ordine del giorno ha dato la stura a tutta la sua rabbia. Un misto di attacchi e di risentimento per «aver concesso troppo» al presidente della Camera, per aver lasciato che quel 6% che Fini ha nel Pdl pesasse più del dovuto. «Basta, basta, basta» ha urlato in pieno Consiglio tant'è che è dovuto intervenire Gianni Letta per placarlo. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio non sarebbe del tutto d'accordo di arrivare all'espulsione. Il timore è di irritare il Quirinale e compromettere quell'azione di ricucitura con il presidente Napolitano, realizzato con certosina pazienza in questi mesi. Berlusconi però vuole procedere come un rullo compressore su Fini e sui suoi fedelissimi. Le violente dichiarazioni di Bossi contro il presidente della Camera («È un vecchio gattopardo Dc che va subito sbattuto fuori») sarebbero state concordate tra il leader della Lega e il premier. Il premier ha approfittato della presenza degli alleati al Consiglio dei ministri per fare dopo la seduta una sorta di vertice di maggioranza separato. Vede prima Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli, poi si apparta con ministri ex di An, Andrea Ronchi, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Partecipano anche Gianni Letta, e il Guardasigilli Angelino Alfano. «Non starò certo fermo a guardare la terra cadermi sotto i piedi» dice il premier. L'unica battuta sull'argomento a microfoni accesi, Berlusconi l'ha riservata, con una battuta, nel corso della presentazione del Suv della Uaz da lui acquistato per una scommessa con Vladimir Putin. Salendo sull'auto ha fatto notare che c'era uno splendido predellino. Subito qualcuno gli ha chiesto di salirci sopra ma lui: «No, no, certe cose non si ripetono mai: buona la prima». Tra i fedelissimi di Berlusconi si dice che ora il primo test sulle conseguenze dello scontro con Fini sarà il ddl sulle intercettazioni. Gli azzurri in Transatlantico ironizzano: ma con i numeri che ha, Fini dove pensa di andare a parare? Tra gli ex FI c'è chi vorrebbe procedere subito all'epurazione dei finiani cominciando dal vicepresidente vicario del Pdl alla Camera, Italo Bocchino. La partita è appena agli inizi e sugli sviluppi nessuno è pronto a scommettere.

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