«Non ci saranno né purghe né rivolte»
.Leggo sui giornali cose che non stanno in piedi. Quello che è accaduto nella Direzione del Pdl fa parte della dialettica di tutti i partiti». Andrea Augello, finiano doc e sottosegretario alla Funzione pubblica, getta acqua sul fuoco, minimizza. Tra Fini e Berlusconi la frattura è insanabile, che accadrà nei prossimi giorni? «Mi sembra che si stia esagerando. Non solo si può ricomporre la frattura ma si deve. Il Paese sta attraversando una fase difficile con risultati importanti e su questo Berlusconi e Fini concordano. Il dibattito si incentra sull'azione del partito e il margine di condivisione è più ampio delle distanze. Siamo persone responsabili ma anche libere e se c'è da alzare un cartellino lo faremo». Ma in Direzione i due leader sono andati talmente oltre che è difficile pensare a una riconciliazione... «Al di là della lacerazione che si è prodotta soprattutio nei rapporti interpersonali, lo scenario obbligato è di mettere al primo posto l'esperienza di governo e salvare l'efficienza del partito. A questo Fini e Berlusconi devono lavorare. Chiunque ha seguito i lavori della Direzione non può non essersi reso conto che persino nel momento dello scontro più violento Berlusconi ha riconosciuto la possibilità di accogliere alcune questioni poste da Fini. Un esempio? Sul tema delle riforme costituzionali è importante coinvolgere parte dell'opposizione e non farne materia della sola maggioranza. Poi sul federalismo la valutazione degli effetti. Infine l'impegno a convocare un congresso. Certo c'è stato uno scontro che non è secondario visto che coinvolge il premier e il presidente della Camera». C'è il rischio di una scissione? «Questa ipotesi non è comprensibile nè per noi nè per gli elettori. Il congresso quando va fatto? «Abbiano davanti tre anni senza elezioni e questo ci consente confronti che è meglio consumare negli organi propri che in stillicidi di indiscrezioni sulla stampa. Il congresso si può fare di qui a un anno e mezzo anche perchè vuol dire mettere in moto una macchina complessa». E nel frattempo lo scontro si trasferisce in Parlamento? «Ho letto di guerriglie che sarebbero dietro l'angolo pronte a esplodere ma mi sembrano ipotesi giornalistiche senza fondamento. In Parlamento si discute, si lavora per attuare il programma. In un grande partito la discussione serve se non degenera in conflitto». Ma il conflitto c'è, è sotto gli occhi di tutti... «Chi pensa a liste di prescrizione non segue Fini e Berlusconi. La caricatura della grande purga non rende onore ai suoi leader che sono di foggia ben diversa. Come in tutti i partiti c'è stata una discussione franca, aspra, dura ma aperta e al termine sono emersi quegli argomenti che tutti conosciamo non progetti di epurazioni».