La «definistrazione» dovrà passare per le urne

Nessunoè intervenuto. Il programma era stato rispettato e il risultato minimo conseguito. Quale? Il divorzio plateale tra Gianfranco e Silvio, il frastuono di piatti e patti rotti. Punto. Non c'era strategia in tutto questo, solo una cinica tattica. Come rispondere? Bossi ha messo la quarta sul suo carro armato e ha fatto sentire il ruggito dei cingoli. Per il leader della Lega Berlusconi avrebbe dovuto cacciare Fini subito. Via dal partito. Fuori dalla finestra. E in Parlamento ci si conta al clangore di sciabole e baionette. È una mossa possibile? Lo sarà nel momento in cui Fini e i suoi scopriranno il fianco. Nonostante le cautele di Fini, i discorsi felpati dei suoi fedelissimi e le dichiarazioni d'approvazione, l'occasione arriverà presto. C'è chi pensa che fino a settembre non ci saranno scossoni, è primavera, passerà l'estate e poi comincerà l'autunno caldo della politica. Illusione. Nella Camera presieduta da Fini si discuteranno testamento biologico, cittadinanza, processo breve, intercettazioni, dovranno esser dati i pareri sui decreti attuativi del federalismo fiscale. Bolle in pentola di tutto e basta far scattare il voto segreto per aprire la botola infernale in cui il governo potrebbe cascare per un banale errore di valutazione, mancanza di coordinamento tra i gruppi, assenze più o meno improvvise o il dolo scientifico di qualcuno che gioca allegramente allo sfascio e se ne infischia delle condizioni del Paese. Nel frattempo Fini ha già studiato le prime mosse della sua campagna militare. La comincerà in pompa magna e in pieno stile berlusconiano: serrando i ranghi con i suoi fedelissimi e sbarcando con i mezzi anfibi in televisione. Sfruttando il suo ruolo di terza carica dello Stato e l'automatico accesso riservato alle alte cariche negli studi della Rai, farà partire una massiccia strategia del piccolo schermo che prevede domani l'apparizione da Lucia Annunziata a «In mezz'ora» (Rai Tre) e martedì prossimo nel «salotto degli intelligenti» di Giovanni Floris, Ballarò (Rai Tre). Non a caso Fini userà come portaerei per il suo primo raid volante la terza rete di Viale Mazzini. Il suo messaggio antiberlusconiano fa girare la testa a quelli che da sedici anni sognano la caduta del Cav, meglio se ciò avviene per mano del cofondatore del Pdl. La metamorfosi politica di Fini genera mostri catodici: passiamo da TeleKabul a TeleGianfry. Il presidente della Camera è il corteggiato speciale di una sgangherata opposizione che dopo aver bruciato i leader in casa come cerini (D'Alema, Fassino, Veltroni e ora Bersani) e non avendo più icone progressiste disponibili all'estero (Clinton, Blair, Zapatero, Obama), vede in Fini la ciambella di salvataggio dal diluvio universale che la sta travolgendo elezione dopo elezione. Fiamma e Martello la trionferà? Vedremo. Intanto gli ispiratori della relazione pericolosa si riuniscono tutte le sere davanti al caminetto illuminista di Repubblica. Fini avrà ampio spazio in tv e sui giornaloni. Il paravento della carica istituzionale gli offre molteplici occasioni per fare e disfare il Pdl. Fare quando dovrà mostrarsi strumentalmente lealista al progetto della destra di governo, disfare quando gli servirà marcare nettamente la distanza da Berlusconi. Una penelope paziente e insidiosa per il governo e la maggioranza. Restare imbrigliati nella tela che sta tessendo può essere letale per il Cavaliere e dannosa per un'Italia alle prese con uno scenario europeo complicato dal default della Grecia. Francamente, tre anni di legislatura in queste condizioni non riesco a immaginarli. Andreotti diceva che il potere logora chi non ce l'ha, ma di fronte a questo plot in stile Agatha Christie, credo sia meglio votare che farsi suicidare. Mario Sechi