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Lo strazio del quartiere che piange le sue due stelle

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Non ci resta che piangerle sulle loro bare bianche. Sara e Francesca, le quattordicenni rimaste uccise nel crollo di Ventotene, sono tornate nella loro parrocchia di Sant'Anna a Morena: insieme, come erano solite vivere le giornate. Ma questa volta lo hanno fatto lontano dalla vita. Da mercoledì sera, quando è stata aperta la camera ardente, i ragazzi dell'oratorio non le hanno mai lasciate sole.   «Hanno recitato il rosario dandosi il cambio, a gruppi, ogni due ore» ha spiegato don Angelo, il parroco. Il via vai di parenti, amici e gente qualunque, non si è fermato un attimo. Difficile saperle lì e non rimandare qualsiasi cosa da fare a più tardi, dopo aver reso omaggio ai due angioletti che erano. Chi le ha conosciute, le ricorda «pulite, serene, tranquille, solari, con tanta voglia di vivere», figlie di due famiglie per bene, religiose e disponibili con tutti. Sapendo che le esequie saranno celebrate questo pomeriggio alle 16, per permettere alla famiglia della mamma di Sara di arrivare da Santo Domingo, il sagrato è il posto dove i ragazzi ammucchiano gli zainetti, prima di entrare e sfiorare le bare un'ultima volta. Fuori dalla chiesa, campeggia lo striscione scritto dagli amici, che prima era nella scuola media «Anna Magnani» frequentata dalle ragazze. Recita: «Francesca e Sara per sempre le nostre stelle».   Uno strano scherzo della prospettiva fa finire la scritta dove si aprono i sorrisi delle due giovanissime, a figura intera, accanto la porta d'ingresso alla piccola chiesa, su una grande fotografia. Vicino, un sacerdote ha posto una scatola di cartone; sopra c'è scritto «Offerte per l'Oratorio di Sara e Francesca». D'altronde l'oratorio era la loro seconda casa, incastonata in un quartiere fuori dal comune. Non nel senso dell'originalità. Ma perché Morena da lunedì non è più la stessa. Da rione dormitorio è diventata zona franca, dove la solidarietà la fa da padrona. Chiunque si scopre amico pur non avendo mai incrociato gli sguardi prima: in palestra, al supermercato, in farmacia come sul ciglio della strada. Nell'illusione che la condivisione di questo terribile dolore, possa sollevare le famiglie dallo strazio: infinito. Il quartiere è barricato, transennato, presidiato dalle forze dell'ordine.   Nonostante questo, ieri sera la gente si è ritrovata con le fiaccole in mano, per piangere i suoi morti. «Davanti a questi fatti c'è solo da dire che sono cose che non dovrebbero accadere mai - ha detto il sindaco Gianni Alemanno, presente al momento dell'arrivo dei feretri in chiesa - perché la cosa più terribile è seppellire un proprio figlio. Speriamo si faccia tutto il possibile per migliorare la sicurezza dei bambini e comunque si accertino tutte le responsabilità». Oggi pomeriggio durante i funerali Sandrina De Prosperis, amica della mamma di Francesca, leggerà una lettera: «Le migliori persone vengono chiamate. Vuol dire che il loro compito sulla terra non era abbastanza riconosciuto e Dio ha pensato di raddoppiare gli angeli nel Paradiso».  

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