Che botte!
Che botte! E ora che succede? È questa la domanda che si pongono gli italiani. Abbiamo visto Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini darsele di santa ragione. Abbiamo visto il presidente della Camera raccattare la bellezza di dodici supporter su centosettantadue disponibili nella votazione del documento finale del Pdl. E ora? Cosa farà Gianfranco con i suoi dodici piccoli finiani? La direzione del partito non ha sciolto alcuni nodi politici fondamentali, ma ha avuto il pregio di chiarire un po' di cose che provo a riassumere in dieci punti: 1. Fini oggi non ha i numeri per tentare un rovescio dentro il Pdl né per costituire gruppi politici autonomi in Parlamento. Il partito è saldamente nelle mani di Berlusconi e la quota finiana del trenta per cento in realtà è sovrastimata. Se toccasse il dieci per cento Gianfranco stapperebbe lo champagne. 2. Gli ex esponenti di Alleanza nazionale hanno rotto definitivamente i ponti con il loro leader di un tempo. Ieri s'è consumato l'ultimo capitolo dello scioglimento di An e dello spegnimento della fiamma nel mare del Pdl. Il pathos che si leggeva sui volti dei tanti uomini e donne che con Fini hanno fatto una lunga traversata è figlio di una storia chiusa per sempre. 3 Fini è consapevole del suo ruolo di leader di minoranza, ma non vuole rinunciare a quello istituzionale di presidente della Camera. Perché? Facile: userà la postazione di Montecitorio per rafforzare alcune sue posizioni politiche e rendere a Berlusconi la vita più difficile. 4 Berlusconi ha impresso alla direzione del partito il ritmo di una carica di cavalleria. La sua leadership è emersa in tutta la sua potenza. Non ha atteso che Fini e i suoi scudieri concludessero gli interventi per replicare. È sceso subito nell'arena e ha cominciato a menare fendenti senza badare alla forma. È su questo punto che Berlusconi ha vinto il match con Fini. Si sapeva che il presidente della Camera non poteva contare sulla forza dei numeri, ma tutti riconoscono a Fini una forte capacità dialettica. Ma il presidente del Consiglio è apparso sicuro e a suo modo spietato nel ricordare a Gianfranco le contraddizioni della sua posizione, le singolari esternazioni in campagna elettorale, la sua assenza in piazza San Giovanni a Roma. È qui che Silvio ha mandato l'avversario al tappeto. 5 I finiani sono apparsi debolissimi, incauti e isolati. Fini ha una sua storia e anche se ha cambiato le sue idee, resta un politico di consumata esperienza. Ma il resto della truppa è inadeguato e se Fini vuol far crescere una corrente dovrà cercare personale politico di ben altro spessore. 6 Berlusconi deve cambiare strategia per chiudere la legislatura. Ogni sua mossa sarà tesa a non concedere spazio a Fini. Il tetto del trenta per cento su An da oggi non è più valido. Il documento finale sancisce un sano principio: si vota a maggioranza. E c'è da scommettere che nelle commissioni parlamentari e nelle nomine di sottogoverno questa quota non sarà più presa in considerazione. Se fino a ieri il Pdl aveva un equilibrio instabile, da oggi il Cav potrà spingere sull'acceleratore per blindare il partito. 7 A Fini resterà uno spazio di manovra grazie alla sponda del centrosinistra. Il Pd non sta tanto bene ma la tentazione di aggrapparsi a Fini è talmente grande che non saprà resistere al richiamo di Gianfranco. Oggi il partito di Repubblica celebrerà Fini come il gladiatore che ha osato sfidare l'imperatore. I giornaloni dell'establishment lo blandiranno e l'abbraccio letale di Eugenio Scalfari farà il resto. Fini e finiani si illuderanno di poter contare su un esercito nel Paese. Presto scopriranno che il consenso è cosa diversa dai titoloni nei giornali progressisti. 8 Le scissioni non si consumano in un giorno e Fini aveva improvvisato gran parte delle sue mosse. Lo si è visto quando ha cercato di dare senso politico a una posizione che non aveva un baricentro. Per il Cavaliere è stato facile abbatterlo come un birillo. Ma ieri non si combatteva la battaglia finale, siamo solo all'inizio. Fini conta sul fattore tempo per logorare Berlusconi nei prossimi tre anni. 9 La vera sfida comincia oggi e si sposta in Parlamento. Berlusconi deve garantirsi la maggioranza e per farlo ha due strade: o toglie una parte delle già esigue truppe a Fini, oppure trova un modus vivendi con il presidente della Camera. Dovrà agire con pugno duro e diplomazia. E gli ambasciatori non saranno gli ex di An, ma i parlamentari azzurri. Entrambe le vie non saranno una passeggiata. 10 Fini ha bruciato (male) i tempi. Ma Berlusconi ora dovrà per forza attendere le sue prime mosse. Se il presidente della Camera muove la sua squadriglia di incursori, il Cavaliere deve essere pronto a spezzare l'assalto facendo valere il principio della maggioranza sancito ieri dalla direzione del partito. Ieri Fini ha perso, ma da oggi il Pdl si gioca la partita della legislatura. E al primo fuorigioco dei finiani che l'arbitro (Fini) non fischia, sul tabellone dello stadio comparirà una scritta: elezioni.