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Passa il documento anti-correnti Undici finiani votano contro

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alla direzione nazionale del Pdl a Roma

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La Direzione nazionale del Pdl ha approvato a maggioranza il documento predisposto dai tre coordinatori in cui si boccia l'idea di qualsiasi corrente interna al partito e si approvano le conclusioni politiche di Silvio Berlusconi, confermando la fiducia alla sua leadership "forte". Undici i voti contrari al documento, quelli dei finiani presenti e un astenuto. Non è stato comunicato invece il numero di quanti hanno votato a favore. FINI NON HA VOTATO - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini non ha votato in quanto non è un componente di diritto dell'organismo politico del Pdl. A ricordarlo ai giornalisti è Fabio Granata, esponente Pdl vicino alle posizioni del presidente della Camera. Oggi, infatti, il numero dei componenti della direzione era stato allargato a deputati, senatori ed eurodeputati, i quali, però, non hanno diritto di voto. Dopo aver votato il documento finale, Silvio Berlusconi ha lasciato l'auditorium della Conciliazione dall'ingresso posteriore. Il premier dovrebbe rientrare a palazzo Grazioli.   POLEMICHE INCOMPRENSIBILI - "Tensioni all'interno delle grandi forze politiche possono manifestarsi, ma è incomprensibile che vengano provocate al domani di una grande vittoria". Recita così il documento conclusivo approvato a larga maggioranza dalla Direzione nazionale del Pdl approvato a larga maggioranza. "Anche il confronto che si è svolto durante la Direzione - prosegue - ha rivelato come certe polemiche pubbliche fossero pretestuose e comunque non commisurate a un dibattito responsabile e costruttivo". SI RISPETTI IL PROGRAMMA - "Si deve poter discutere di tutto, ma a due condizioni: che non si contraddica il programma elettorale votato dagli elettori e che, una volta assunta una decisione negli organi deputati, tutti si adeguino al risultato del voto", chiarisce la carta. "Il Popolo della libertà - si legge ancora - non può contravvenire ai principi di quella democrazia degli elettori che ha fortemente voluto e che impone che il patto stipulato con i cittadini al momento del voto sul programma sia vincolante. Rispetto a quel patto non sono possibili deroghe: come è stato ribadito anche a piazza San Giovanni lo scorzo 20 marzo dal Popolo della libertà".  

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