La polemica
Main realtà «non si sparerà un giorno in più», dice il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Per ciascuna specie il numero di giornate di caccia «resta invariato». E, alla fine, secondo gli osservatori, le specie cacciabili in quel periodo sarebbero ridotte a tre o quattro (gallinella d'acqua, folaga e forse allodola) e tra i 5 e i 6, alla fine, i giorni effettivi di attività, considerando anche i quelli di silenzio venatorio, tradizionalmente il martedì e il venerdì. Stop invece per quanto riguarda la possibilità di anticipare la stagione. La decade in più è stata per giorni campo di battaglia sulla quale ieri, in Aula alla Camera, la maggioranza si è divisa (da registrare il no della Lega) e per cui l'opposizione si erge a paladina dichiarando di aver ridotto il danno. Alla fine, l'emendamento, su cui il governo si era rimesso all'Aula, è passato con 349 sì, 126 no e 32 astenuti. In ballo i calendari venatori la cui revisione è contenuta nella Legge Comunitaria approvata a Montecitorio con 257 sì, 2 no e 249 astenuti (tutta l'opposizione) e che ora torna al Senato per la quarta lettura. La caccia è inserita nel contestato articolo 43 che comunque prevedeva una deroga alle Regioni per l'allungamento della stagione venatoria. Poi l'accordo, in Aula alla Camera, tra maggioranza e opposizione con il paletto della prima decade di febbraio (contrari i deputati dell'Italia dei Valori «amareggiati per l'approvazione»). «Accordo di alto profilo che rappresenta un avanzamento della civiltà giuridica del nostro Paese in materia ambientale proprio alla vigilia della Giornata mondiale della Terra», ha quindi rilevato il ministro Prestigiacomo, sottolineando che il testo «migliora la qualità della tutela della fauna in Italia e afferma il ruolo centrale dell'Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) quale autorità scientifica deputata alla valutazione e approvazione delle proposte del territorio». Mentre Dario Franceschini canta vittoria: «Ha vinto il buon senso del Parlamento che ha bloccato, per la terza volta, la liberalizzazione del calendario venatorio dentro la legge comunitaria. Il Pd ha lavorato per arrivare ad buon punto di mediazione e tuttavia non possiamo non sottolineare che nella maggioranza esistono almeno tre diverse posizioni e ancora dopo il voto non ''è dato di conoscere il parere del governo che sul tema ha evitato di pronunciarsi».