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Berlusconi: le correnti sono metastasi

Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi

Alemanno: ecco perché sto col premier

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Si saluteranno o non si saluteranno? Almeno la mano se la daranno? Interrogativi che rimbalzano da una parte all'altra della grande sala. Sono passate da poco le 18, e a Villa Miani si celebra il 62esimo anniversario della nascita dello Stato di Israele. Il presidente della Camera è già arrivato da circa dieci minuti, accompagnato dalla sua compagna. Berlusconi, accolto dall'ambasciatore israeliano, fa il suo ingresso tra una folla di cronisti agguerriti. I due si sfiorano in una stretta di mano glaciale, ma non una parola. Niente. Nessun segnale distensivo. Anzi, l'aria è di quelle di grande insofferenza. È l'epilogo di un'altra giornata di tensione tra i fondatori del Pdl. Conclusa con il premier che, citando il suo ex amico Gianfranco, boccia a brutto muso la nascita di una corrente nel partito. La storia: era il 3 luglio 2005 quando, in un'infuocata assemblea nazionale di An, Fini si scagliò contro le varie componenti del partito. «An - disse - va liberata dalle correnti: sono una metastasi che rischia di distruggere il corpo del partito». Parola più parola meno. Berlusconi le riprende tali e quali: «Il Pdl è un movimento che nasce dal popolo. Non è un partito con le correnti che sono metastasi e facevano parte dei vecchi partiti». Della serie, a buon intenditor... E oggi sarà il gran giorno, il giorno della direzione nazionale del Pdl. Una sorta di piccolo congresso del partito di via dell'Umiltà, un banco di prova di quello che Berlusconi continua a ripetere in pubblico e in privato: «La minoranza deve adeguarsi alla maggioranza». La scaletta del vertice pidiellino è stata limata fino alla fine: ancora ieri a Palazzo Grazioli si sono tenute svariate riunioni con i vertici pidiellini, compresi alcuni ministri per mettere a punto la tabella di marcia di oggi. Quello che si sa è che ci sarà il saluto iniziale del presidente del Consiglio, seguito dall'intervento dei tre coordinatori: saranno loro ad aprire il dibattito. In questa prima parte si affronteranno i risultati elettorali recenti e le continue vittorie del Pdl in questi due anni in tutte le elezioni. Seguiranno poi gli interventi dei ministri, Scajola, Tremonti e Frattini, che si soffermeranno sul gran lavoro e i risultati di questi anni di governo e indicheranno il gran lavoro per i prossimi tre. Dopodiché, ci sarà spazio per tutti, annuncia il Cavaliere, «tutti quelli che si sono iscritti e vorranno parlare. Ovviamente tenendo conto dei tempi». Grande attesa per l'intervento di Fini (previsto all'ora di pranzo), annunciato e di certo, calibrato su tutto quello che è successo in questi giorni. Nel pomeriggio, intorno alle 18, sarà poi Berlusconi a chiudere i lavori, con un documento (o forse più di uno) messo a punto dal triumviratp do guida per la direzione, e sul quale molto probabilmente il partito sarà chiamato a votare. Un testo, spiegano dalla maggioranza «che servirà a sottolineare i traguardi positivi raggiunti dal governo, spronare il Pdl ad andare avanti nel programma e nelle riforme, e regolare il dibattito interno al partito, sancendo il principio che la minoranza si adegua alle decisioni della maggioranza». Con il documento poi, il Cavaliere intende "blindare" la legislatura. Ecco perché, insieme alle regole sul dissenso interno, conterrà anche una parte in cui, oltre a rivendicare gli obiettivi raggiunti dal governo, si confermano le prossime tappe: ovvero le riforme a cominciare da giustizia, fisco e istituzioni. Concetti che, nelle intenzioni del Cavaliere, anche i finiani non potranno che sottoscrivere. Stando ai segnali della vigilia, l'impressione è che il Cavaliere voglia impostare il dibattito della direzione in modo simile alle sue campagne elettorali, con un continuo appello alla lealtà verso il «popolo sovrano» e al rispetto del programma elettorale (per lui «sacro»). Al momento del voto, verranno fuori i numeri. È qui che Berlusconi si aspetta la vera resa dei conti. E su cosa replicare a Fini, il premier confida: «Ascoltiamo prima cosa ha da dire. È lui ad aver posto dei problemi».

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