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Alemanno: ecco perché sto col premier

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Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

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  Continua a lavorare e a sperare in una mediazione Gianni Alemanno, protagonista della querelle Fini-Berlusconi. E lancia un messaggio alla direzione del Pdl: "Oggi la direzione sarà sotto gli occhi di tutti, a livello nazionale e internazionale, diamo dimostrazione di unità e di maturità. Lo dobbiamo non solo al partito ma al nostro Paese. Facciamo vedere che siamo uniti e che siamo un partito maturo". Così il sindaco Alemanno parla del partito, del futuro e del rapporto con Berlusconi. Spera ancora Gianni Alemanno, incrollabile ambasciatore nella querelle Fini-Berlusconi. Alla vigilia della direzione del partito che si terrà questa mattina, continua a parlare, discutere, telefonare per una mediazione che sembra tuttavia sempre più lontana. Sindaco Alemanno, oggi ha incontrato Berlusconi e Fini, qual è il clima? «É un clima molto teso, ho visto Berlusconi addolorato e lo stesso Fini è molto nervoso». Dalle ultime indiscrezioni sembrerebbe che non ci siano più margini e che Fini intraprenda la strada della corrente interna, cosa ne pensa? «Io spero di no, perché sarebbe un elemento di indebolimento del partito». E se dovesse nascere questa corrente, cosa fare? «Qualora non si riuscisse ad evitare, occorrerà fissare delle regole chiare che permettano di diciplinare la vita interna, in modo che il partito possa essere diretto evitando situazioni di instabilità. Stiamo entrando in una fase delicata, il governo deve fare delle scelte forti che possono creare malumori, difficoltà oggettive, una spaccatura così netta non è opportuna, non per il Pdl ma per l'Italia». Fini ha detto che questa è la fine di An, è d'accordo? «Obiettivamente è difficile dargli torto, oggi quell'esperienza non è più in alcun modo unificante sul piano interno. Ma il problema però non è questo: abbiamo tutti scelto, e Fini per primo, di concludere l'esperienza di An per entrare nel Pdl. Il problema vero, piuttosto, è quello di evitare la fine prematura del Pdl, che è un progetto politico e storico che, per la prima volta nell'Italia repubblicana, unifica il centro e la destra, superando la vecchia contrapposizione che nella prima Repubblica è stata grande alleata della sinistra. Il Pdl è un progetto storico che certamente va perfezionato e portato avanti, l'alternativa sarebbe tornare al pluripartitismo, che inevitabilmente indebolirebbe tutto il centrodestra». I motivi della crisi del Pdl? «Dico con chiarezza, ed è per questo che ho firmato il documento dei 75, che non c'erano e non ci sono gli estremi per una spaccatura, ci sono problemi e situazioni da affrontare ma attraverso un confronto a tutto campo, senza spaccature e senza divisioni così codificate. Dobbiamo rilanciare l'agenda delle riforme e vanno fatte scelte difficili per le quali serve un forte dibattito non solo dentro il Consiglio dei Ministri ma anche all'interno del partito. La struttura va poi radicata sul territorio, tenendo i congressi il più rapidamente possibile per superare definitivamente i residui della fusione, ovvero le designazioni secondo le quote del 70-30 tra ex An ed ex Fi, e fare una scelta in cui contano rappresentanza e merito. Così saremo in grado di far nascere una nuova classe dirigente, superando le singole provenienze e le questioni personali e andare verso il futuro. Ma tutto questo lavoro si fa dialogando al nostro interno e non con le contrapposizioni». Come definisce il suo rapporto con Berlusconi? «Con Berlusconi credo di avere un ottimo rapporto, si è rafforzato dopo che è sceso in campo in modo così determinato per il Lazio e questo è stato decisivo per la vittoria. È una cosa che non dimenticherò mai. Lui ha lo spirito del combattente e ci ha messo la faccia in una battaglia che sembrava impossibile». E il suo rapporto con Fini? «Con Fini ho un atteggiamento di assoluto rispetto, lo conosco da 35 anni, da quando eravamo ragazzi. C'è amicizia e c'è dispiacere per questa situazione che ci trova, dopo molto tempo, su posizioni diverse». Lei si è speso tanto per evitare la spaccatura, motivi personali o spirito di partito? «Ho fatto di tutto per evitare questa spaccatura ma non solo per un fatto personale e umano ma anche per il progetto del Pdl, nel quale credo fortemente». Stamattina si riunirà la direzione, un messaggio? «Penso che oggi la direzione del partito sarà sotto gli occhi di tutti a livello nazionale e internazionale. La premessa è quella di dare una dimostrazione di unità, di serenità e di un partito maturo, un'immagine questa che premierebbe non solo il partito ma l'intero Paese. Speriamo poi di riuscire a ricucire, con uno sforzo di buona volontà e con spirito unitario, questo è un dovere che abbiamo nei confronti di tutti gli elettori del Pdl». È pronto a fare il leader della Destra?  «Questo non è un momento di protagonismi personali, per fortuna nella Destra ci sono tante espressioni diverse e tante leadership che possono crescere ma in assoluta unità con tutto il Pdl. E poi oggi il mio primo impegno è quello di essere il sindaco di Roma, con poco tempo e poco spazio per altri ruoli politici».

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