Fiat cambia marcia, ecco John Elkann
Il periodo della transizione è finito e ora si apre per la Fiat una nuova fase, quella di una interternazionalizzazione più spinta e della fusione con Chrysler. Nessuna sorpresa quindi che alla vigilia della presentazione del piano industriale del Lingotto 2010-2014, prima conseguenza dell'alleanza americana e che potrebbe sancire lo scorporo dell'Auto, ci sia anche un cambio di testimone al vertice. La notizia circolava da tempo e ieri è arrivato l'annuncio ufficiale. Luca Cordero di Montezemolo, dopo sei anni, lascia la presidenza della Fiat a John Elkann, l'erede designato dall'Avvocato. Sarà lui, il giovane rampollo di casa Agnelli a concentrare a soli 34 anni, nelle sue mani le tre principali cariche del gruppo: la presidenza della Fiat, della finanziaria Exor e dell'accomandita. La notizia è piombata ieri mattina mandando in fibrillazione il titolo che è arrivato a guadagnare più del 9% per chiudere a fine giornata a 10,42 euro. L'ipotesi di uno scorporo dell'Auto fa aumentare il valore della società di 1,2 miliardi. Nel promeriggio la conferenza stampa con Montezemolo, l'ad Sergio Marchionne e il vicepresidnete John Elkann ufficializza il cambio al vertice. «Il mio ruolo di traghettatore è concluso», spiega nella conferenza stampa Montezemolo, che resterà nel consiglio di amministrazione della Fiat e manterrà la carica di numero uno della Ferrari. «Io, Sergio e John - dice - restiamo una squadra unita, con ruoli e responsabilità diversi ma in comune stima, affetto e amicizia». Montezemolo chiarisce che non c'è nessun legame tra la sua decisione e un'eventuale operazione di spin off nè è in disaccordo sul piano strategico che, spiega, ha tutta la sua approvazione ed è «estremamente ambizioso, importante e decisivo e apre una pagina nuova nella storia della Fiat». E dietro il passaggio del testimone al giovane Elkann non c'è nemmeno l'ambizione di scendere nell'arena politica. «Non scendo in politica, ho intenzione di continuare a fare il mio lavoro in Ferrari. Ho una grande avventura imprenditoriale che mi affascina molto». Montezemolo parla di come era diverso lo scenario quando fu chiamato dalla famiglia Agnelli alla guida della Fiat. «Divenni presidente - ricorda - tre giorni dopo avere assunto la stessa carica in Confindustria e, se non me l'avesse chiesto la famiglia, a cui mi sento profondamente legato da quando avevo i pantaloni corti, non l'avrei accettato». Si trattò allora di colmare un vuoto generazionale dopo la scomparsa improvvisa di Umberto Agnelli e di governare un periodo molto difficile per il la casa torinese alle prese con una crisi senza precedenti. E c'era anche l'esigenza degli Agnelli di non consegnare all'allora ad Giuseppe Morchio anche la presidenza. «Allora non c'era un esponente della famiglia, mentre oggi John è un leader e non c'è più un'azienda vicina alla bancarotta. Oggi la Fiat è sana e competitiva, è cresciuta a tutti i livelli. Le condizioni che c'erano nel maggio 2004 sono venute meno, il mio lavoro è finito».