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A Roma le casse sono vuote

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

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Chiudono le casse capitoline. Nell'attesa dell'approvazione del Bilancio di previsione 2010-2012, che rimpinguerà (non di molto) i conti comunali, rigorosamente in rosso, l'assessore capitolino al Bilancio, Maurizio Leo, corre ai ripari e blocca praticamente ogni iniziativa non solo di spesa ma anche di pagamento di debiti. Un giro di vite senza precedenti sul "portafoglio" degli uffici comunali dettato da una circolare della Regioneria Generale del Comune di Roma. Da oggi in poi prima di procedere a qualsiasi autorizzazione di spesa sarà necessario ottenere un «visto di regolarità», rilasciato dalla Ragioneria, e sarà inoltre vietato finanziare acquisti di beni e servizi utilizzando risorse iscritte in esercizi futuri del bilancio di previsione vigente. Ma non è tutto.   Se per comprare beni e servizi si dovrà ottenere il «visto di regolarità», per liquidare la somme dovute si dovrà procedere a un'attenta verifica delle prestazioni oggetto di contratto e di quelle effettivamente eseguite. Stop quindi alle spese «allegre» altrimenti saranno gli stessi dirigenti, funzionari e dipendenti a risponderne. Una vera e propria «rivoluzione» insomma, che farà saltare dalla sedia più di un dirigente, funzionario o dipendente, soprattutto davanti alla «minaccia» di una rivalsa dell'amministrazione comunale su chi dovesse liquidare spese «senza verificarne la coerenza contabile - si legge nella nota del Campidoglio - e la relativa copertura finanziaria». In base alle norme del Testo unico degli enti locali infatti, «il Consiglio comunale potrà procedere al riconoscimento della legittimità del debito ma il funzionario o il responsabile dell'ufficio che ne ha ordinato l'esborso saranno chiamati a rispondere in prima persona delle spese sostenute o da sostenersi da parte dell'ente». E guai a spendere sulle anticipazioni di cassa, saranno ammesse «solo in caso di spese urgenti o di modesta entità, mentre le spese assunte con determinazioni dirigenziali dovranno essere precedute da procedure di gara aperta per la scelta del contraente». La cinghia per la Capitale, insomma, si fa sempre più stretta, nell'attesa dell'arrivo del commissario di governo che dividerà il debito pregresso dalla gestione ordinaria. Tolto il fardello pesantissimo di circa 12 miliardi di debiti, ci sarà certamente più ossigeno per le casse capitoline. Ma gli sprechi non saranno comunque più ammessi.  

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