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«Rompere il Pdl sarebbe un vantaggio per l'opposizione e la Lega».

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«Manteniamoun rapporto di lealtà ed amicizia con Gianfranco Fini, ma abbiamo fatto una scelta politica, in questa fase, che speriamo sia fatta da tutti, anche da Fini e dai cosiddetti finiani», ha affermato. Il riferimento è al documento con cui lui ed altri 17 parlamentari ex An del nord-ovest si impegnano a «restare all'interno del Pdl» dopo le frizioni fra Fini e Silvio Berlusconi. «È una scelta che è irreversibile – ha continuato il ministro, parlando con i giornalisti nel suo ufficio di Milano – non mettiamo tra le scelte possibili la rottura del Pdl». Se questa eventualità dovesse avverarsi – ha ragionato – ciò comporterebbe «un'interruzione del processo del bipolarismo in Italia e del mantenimento dei risultati elettorali senza precedenti ottenuti dal Pdl». «Ci auguriamo che sia la scelta di tutti – ha insistito – poi, ci saranno gli organi statutari, i congressi in cui tutte le tesi devono avere uguale spazio, senza preconcetti o fuoriuscite, se non vengono approvate». «Con Fini – ha sostenuto La Russa – a livello personale, i rapporti di amicizia e lealtà durano da 36 anni, non sono interrompibili e non li ho interrotti neanche quando lui in passato ha avuto posizioni diverse dalle mie». Il ministro ha spiegato che della riunione non sono stati avvisati Mirko Tremaglia e il ministro delle Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi, da sempre vicino al presidente della Camera, che è stato eletto in Lombardia anche se abita a Roma. Inoltre è stato deciso di non invitare altri due parlamentari, un tempo appartenenti ad An – uno lombardo, l'altro piemontese – i quali hanno già espresso le loro opinioni, schierandosi apertamente con Fini.

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