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Latina fa esplodere il Pdl Lazio

L'ex sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo

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Da quando è nato, nel Lazio il Pdl è stato più il Popolo del Litigio che il Popolo della Libertà. In più di una provincia gli scontri tra ex An e ex Forza Italia sono stati feroci, ma quasi sempre si è riusciti a mantenere tutto nell'alveo del dibattito interno. Il caso-Latina ha scoperchiato la pentola, e i dissapori pontini hanno di fatto tirato in ballo nella diatriba i più alti livelli istituzionali a carattere regionale. Se è vero che dietro alla mancata presentazione della lista del Pdl a Roma si è adombrata l'ipotesi di forzature per favorire questo o quel candidato nel solco delle diatribe interne, è altrettanto vero infatti che la caduta dell'antica Littoria ha già visto registrare, l'un contro l'altro armati, le dichiarazioni di Alemanno, Piso, Fazzone, Cusani. Ossia il sindaco della capitale, il coordinatore regionale, un senatore, un presidente di Provincia. E non si tratta di dichiarazioni «morbide». Dopo l'uscita di Alemanno che ha stigmatizzato il modus operandi di Forza Italia che ha mandato in crisi un Comune «per un'improvvida conversazione rapita da una telecamera», è di ieri la richiesta da parte degli esponenti pontini ex An di un'assunzione di responsabilità da parte dei vertici nazionali nei confronti dei firmatari delle dimissioni. In parole povere si chiede l'apertura di un procedimento disciplinare interno al Pdl nei confronti di quegli esponenti rei di aver distrutto l'immagine di Latina e del partito. Una posizione espressa pubblicamente anche da Vincenzo Piso, che ha chiesto le dimissioni del senatore Fazzone o il commissariamento provinciale del partito, mettendo di fatto anche il veto su un possibile inserimento dell'esponente di Forza Italia nella nuova giunta della Polverini. La battaglia è senza esclusione di colpi, e allora ecco arrivare la presa di posizione del Presidente della Provincia di Latina Armando Cusani (politicamente vicino a Fazzone) che altrettanto esplicitamente, in un comunicato definisce Piso «colui che è stato complice nel Lazio di uno dei disastri politici più gravi degli ultimi decenni, inabile finanche nel presentare la lista del Pdl per la città di Roma e provincia». Per questo chiede di «iniziare l'ormai indispensabile opera di bonifica nel Pdl romano e laziale dagli incapaci e da chi produce solo danni al Popolo della Libertà». Anche Donato Robilotta parla di «errore colossale il veto di Piso a Fazzone, che rischia di scaricare sulla Polverini le tensioni interne al Pdl. Nel coordinamento regionale - afferma ancora Robilotta allargando il discorso - tutti hanno sostenuto che bisogna far una giunta di livello, evitando che ogni corrente indichi un suo uomo. Nella realtà sta succedendo esattamente il contrario: ogni gruppo o corrente organizzata dell'ex An e FI, dopo aver lottizzato il cosiddetto listino, vorrebbe lottizzare anche la giunta chiedendo uno o due posti per ognuno dei gruppi alla faccia del merito e della competenza». Per Storace «che l'onorevole Piso si avventuri nelle liste di governo regionale dopo aver dato una prova non brillantissima nella presentazione di quelle elettorali è materia più psicologica che politica». Parole forti, non meno di quelle del neo consigliere regionale, tra i più votati, Stefano Galetto (vicino all'ex sindaco di Latina, Zaccheo) che invece riferendosi a quanto successo negli ultimi giorni ha definito «un'aberrazione» il comportamento di Forza Italia esprimendo seri dubbi sul fatto che nel Pdl «esista una democrazia interna, confronto, dibattito, una sede dove discutere di politica». Alemanno garantisce che la partita Fini-Berlusconi non avrà alcuna conseguenza sullo scenario politico del Lazio. Forse sarà così, ma anche ignorando lo scontro nazionale il Pdl nel Lazio ha ancora tanta strada da fare.  

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