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La riunione dei signor nessuno

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One hanno pochi. È forse una situazione sintomatica della reale condizione del presidente della Camera. Scrive sul Foglio uno dei suoi consiglieri del momento, Giuliano Ferrara, che Gianfranco è «un uomo che si è integrato nel Palazzo e che non gareggia per il consenso popolare». E si vede. Parla di scissione o di gruppi autonomi chi non ha un territorio di riferimento. Italo Bocchino per esempio è stato eletto la prima volta alla Camera in un collegio blindato alla Camera nel '96, cinque anni dopo è confermato nel proporzionale. Si candida come presidente della Campania e raggranella un 34%, dice di restare in Regione per la sfida di cinque anni dopo ma lascia e Caldoro (dopo emergenza rifiuti e sanità) stravince con venti punti di più. Sostiene stavolta il candidato, Luigi Muro, non viene eletto. Può parlare di rapporto con il pubblico, ma quello dei teatri, Luca Barbareschi eletto nel Pdl in quota Fini. Come pure sono eletti la giornalista e scrittrice Fiamma Nirenstein, l'avvocato Alessandro Ruben (uno dai solidi rapporti internazionali), la leader delle donne marocchine Souad Sbai. Come pure diretta emanazione di Fini è Anna Maria Bernini, avvocato di Pavarotti e di sua moglie Nicoletta Mantovani. La prima volta che si è misurata con il voto, in queste Regionali, la Bernini è stato per la guida dell'Emilia Romagna. La «Bellucci della destra», che di professione è avvocato, è piaciuta anche al Cavaliere che prima di Natale l'aveva incontrata ad Arcore. Mai raccolto una preferenza neppure Giulia Bongiorno, avvocato di Fini anche nella causa di separazione con la moglie Daniela: è presidente della commissione Giustizia e ultimamente si è anche impegnata nel sociale contro la violenza sulle donne. Viene dal mondo del giornalismo Marcello De Angelis, ex direttore di Area, la rivista della destra sociale di Alemanno. Scelse il giornalismo (e con successo vista la direzione del Secolo) anche Flavia Perina mentre il fratello Marcello è ancor oggi consigliere municipale a Roma. Dall'impresa invece arriva un altro finiano doc, Francesco Divella, il pastaio barese. La sua carriera politica ha avuto solo un sussulto, nella scorsa legislatura quando era senatore. Una sua assenza infatti evitò la caduta anticipata a Romano Prodi. Non si è mai capito dove fosse Divella. In un'intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno disse che si trovava in Svizzera per affari, poi sostenne di essersi sentito male. Di sicuro in questa legislatura è stato spostato alla Camera. Come lui proviene dall'impresa la bolognese Catia Polidori, che è stata tra i leader della Confapi. Non si può dire lo stesso di Pasquale Viespoli, che nel '93 mentre Fini perdeva la sfida da sindaco di Roma lui vinceva da solo quella per la conquista di Benevento. Poi rinnovato anche per un altro mandato. E forse proprio per questo ha sempre ricevuto la stima del presidente della Camera nonostante la lunga militanza rautiana poi sfociata proprio nella corrente di Alemanno. In tutto, secondo la conta saranno in 32, salvo intrufolati dell'ultimo momento. Mentre sarà più facile vedere sugli spalti di San Siro per Inter-Barcellona Mario Landolfi, altro finiano ormai ex.

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