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Regione, pagati per non lavorare

Il palazzo della Regione Lazio in via Cristoforo Colombo

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Nel Lazio il commissario per l'emergenza rifiuti non c'è più dal 30 giugno del 2008 ma la Regione spende ogni anno un milione e mezzo di euro per mantenere la struttura commissariale. E continuerà a farlo, salvo modifiche, fino al 31 dicembre del 2012. È un ufficio in cui lavorano circa sessanta dipendenti con contratto a tempo determinato. All'inizio erano una quindicina, poi sono state fatte altre assunzioni. Alcuni impiegati stanno lì da quasi dieci anni, altri hanno conquistato il posto da pochi mesi. Ovviamente non mancano gli «amici» dei partiti. Tutti: centrosinistra e centrodestra. L'ultima determinazione della Regione Lazio è del 19 gennaio scorso e autorizza l'impegno di spesa di un milione e mezzo di euro sul capitolo E31505 del bilancio regionale 2010. La premessa lascerebbe ben sperare perché si mette nero su bianco che «il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2008 ha prorogato lo stato d'emergenza nella Regione Lazio in ordine alla situazione di crisi socio-ambientale nel settore dei rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi fino al 30 giugno 2008, al fine di consentire il completamento degli interventi per il successivo passaggio alla gestione ordinaria». Ci si aspetterebbe la fine degli stanziamenti. Invece no, perché, continua il documento, «ai sensi del decreto citato alcune azioni avviate dal Commissario delegato, per motivazioni connesse ai tempi di realizzazione, si concretizzeranno successivamente alla cessazione dello stato di emergenza e comunque non oltre il 31 dicembre 2012». In parole povere: le decisioni del commissario all'emergenza rifiuti avranno conseguenze ancora per alcuni anni e dunque perché mandare a casa i dipendenti? Anzi, a giudicare dalle recenti assunzioni i compiti dell'ufficio saranno più impegnativi nel prossimo biennio. Anche perché «rimane in capo alla suddetta struttura commissariale la gestione del personale a tempo determinato a supporto del raggiungimento degli obiettivi di cui al decreto n. 24/2008, con onere di fornire alla direzione regionale Energia, Rifiuti, Porti e Aeroporti un rapporto annuale sull'impiego delle somme assegnate». Ammontano, appunto, a un milione e mezzo all'anno che, a conti fatti, servirà più che altro a pagare gli stipendi e a compilare il rapporto sul lavoro svolto. Sicuramente quello del 2010 perché dopo spetterà alla nuova amministrazione decidere sul da farsi. Non è un caso che in bilancio non siano indicati finanziamenti per il 2011 e il 2012, anche se la determinazione sposta a quell'anno la vera e propria chiusura dell'ufficio del commissario. Sempre che non ci siano, ovviamente, altre amministrazioni straordinarie. Del resto il percorso che porterà alla chiusura delle discariche e ai nuovi termovalorizzatori è ancora lungo. In Consiglio regionale, nella seduta del 24 giugno 2008, una settimana prima della fine del commissariamento, fu proprio il presidente-commissario Marrazzo ad annunciare con entusiasmo: «Si chiude oggi un lungo periodo di crisi. Il Lazio è come un paziente che esce da un periodo di coma: avrà bisogno di una fase di riabilitazione. Per questo motivo il commissario straordinario ha garantito che non si interromperà la collaborazione della Regione con gli enti locali, a prescindere dal colore politico delle amministrazioni». Dunque chiuso il commissariamento ma non la struttura commissariale, che anzi ha moltiplicato i dipendenti, soprattutto a pochi mesi dalle elezioni. Si sa, spesso le «riabilitazioni», per usare le parole di Marrazzo, sono lunghe e faticose. Anche se, proprio in vista della fine della gestione straordinaria (che nel Lazio va avanti dal 1999), l'allora governatore creò un assessorato specifico, diverso dall'Ambiente. Quello agli Enti locali, reti territoriali energetiche, portuali, aeroportuali e dei rifiuti, che ha avuto il compito di occuparsi proprio della gestione dell'immondizia. Ma, evidentemente, non è bastato. I provvedimenti del Commissario dureranno nel tempo e con loro, quindi, anche il suo ufficio. Ora toccherà alla neogovernatrice Polverini riordinare la «macchina», tentando di risparmiare risorse senza gettare letteralmente, i soldi dei cittadini nella spazzatura.

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