Latina senza sindaco Zaccheo deve lasciare
LATINA - Con le dimissioni di 22 consiglieri si è sciolto il Comune di Latina, guidato negli ultimi 8 anni dal sindaco Vincenzo Zaccheo. Le tensioni nel Pdl hanno prodotto una spaccatura definitiva all'interno della maggioranza che governa Latina. La difficile convivenza tra il gruppo consiliare degli ex FI ed gli ex An è sfociata in una vera e propria crisi politica. La situazione già critica è precipitata lunedì quando i consiglieri azzurri avevano messo a disposizione il loro mandato nelle mani di Claudio Fazzone, senatore e coordinatore provinciale del Pdl. Alla fine si è rivelato fatale il servizio di «Striscia la Notizia» su una conversazione tra il governatore Renata Polverini e il sindaco Zaccheo, mandato in onda mercoledì sera. Il primo cittadino avrebbe detto al neogovernatore: «Ti prego Renata, non appaltare più a Fazzone, ha perso 15.000 voti». Una frase che ha scatenato l'ira degli azzurri di Latina. Ieri pomeriggio 12 consiglieri comunali dell'orbita forzista, insieme a 6 esponenti del Pd e a 4 di una lista civica aderente alla Costituente di Centro hanno rassegnato le dimissioni. Un gesto che ha sancito la fine anticipata della consiliatura. Per il coordinatore provinciale del Pdl Claudio Fazzone non c'erano altre soluzioni. «Sarebbe bastato che il sindaco Zaccheo avesse compiuto un atto volontario di dimissioni per consentire alla sua maggioranza di disporre di venti giorni di tempo per valutare se vi fossero i presupposti per proseguire l'esperienza amministrativa con un patto di legislatura –ha affermato Fazzone– ma questo gesto non c'è stato, e i consiglieri dell'ex Forza Italia hanno scelto di compiere un atto di responsabilità nei confronti del partito di appartenenza e soprattutto un atto di amore nei confronti della città, anteponendo gli interessi dei cittadini di Latina alla conservazione del proprio incarico». Molto esplicito Giuseppe Di Rubbo, il capogruppo consiliare azzurro. «Da parte del sindaco c'è stato un mancato riconoscimento di Fi prima e del Pdl dopo che lo ha sostenuto alle elezioni – ha dichiarato l'esponente forzista – con le dichiarazioni che ha fatto nel servizio di "Striscia la Notizia", il sindaco ha certificato di non riconoscersi in questo partito, nel coordinatore provinciale e, di fronte a questo, venuto meno il rapporto di fiducia, abbiamo ritenuto di dover rimettere il nostro mandato nelle mani degli elettori». Il primo cittadino ha rilasciato un comunicato stampa due ore dopo le dimissioni dei consiglieri. Dalle parole pronunciate fa capire che non uscirà del tutto di scena. «Resta l'amarezza di non aver potuto concludere il mandato e completare le realizzazioni previste nel mio programma di governo – ha dichiarato – amarezza non disgiunta dalla preoccupazione per la paralisi cui sarà condannata la città. L'amore intenso per la mia gente, però continuerà. L'impegno a battermi per le affermazioni delle ragioni di Latina in ogni sede, politica e istituzionale non si fermerà. Anzi, continuerà con più determinazione di prima». Tra gli ex An non mancano posizioni diverse. Come quella del consigliere regionale Giovanni Di Giorgi e del consigliere comunale Angelo Orlando Tripodi, entrambi molto vicini a Rampelli e Gasparri. In un documento congiunto gli esponenti latinensi «stigmatizzano i comportamenti del sindaco Zaccheo, che nella sua veste di primo cittadino, ha compromesso l'immagine di Latina e dei suoi cittadini». I firmatari del documento hanno però aggiunto «di non condividere la raccolta di firme, tesa allo scioglimento del Comune di Latina, perché non pensiamo sia giusto che l'intera città paghi, il prezzo di atteggiamenti dilettanteschi e di una pessima politica che da troppo tempo caratterizza la vita della nostra amministrazione». In quello che per anni è stato ritenuto il laboratorio nazionale del centro-destra, non appare per nulla facile la ricomposizione delle diverse anime del Pdl. Latina ora si prepara ad una nuova campagna elettorale. Il voto è previsto fra un anno. Forse già domani la nomina del commissario.