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BOLOGNA «Io capisco perfettamente la stanchezza del nord».

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Lucadi Montezemolo, che del rosso Ferrari è portabandiera da quasi vent'anni (volendo da 35), batte le mani alla Lega: «Sono convinto che il suo successo elettorale non sia determinato da fattori ideologici ma dalla buona qualità di molti amministratori locali che hanno dimostrato ai cittadini di saper fare bene e di saper risolvere molti problemi». L'uomo in rosso ribadisce che non gli interessa il palazzo, ma intanto continua a parlare di politica, da politico. Porta nella sua Bologna il terzo meeting della sua Italia Futura, per parlare col ministro della salute Ferruccio Fazio e altri di "Sanità è partecipazione". E argomenta anche di fisco, di Asl, di sprechi biblici del pubblico. Chiosando: «Le imprese in questi due anni di crisi hanno fatto il loro, tagliando e investendo. La politica deve fare lo stesso». Ed ecco l'ammiccare alla Lega: poche fisime ideologiche, molto buon senso. Come un capitano di industria che salva la sua azienda. In politica non è sempre così: «Per colpa di amministratori non virtuosi, un intero pezzo di paese rischia di essere abbandonato al proprio destino anche nel campo della salute, per cui un calabrese ha un accesso disuguale alle prestazioni sanitarie rispetto a un piemontese». Arriva quindi un'uscita alla Bossi: «Nessuno ne può più di pagare fiumi di denaro per i forestali in Calabria, i rifiuti in Campania, la sanità in Sicilia, quando mancano i soldi per gli asili nido e le tasse sono a livello record. Non ne possono più i cittadini del nord ma credo non ne possa più la maggioranza dei cittadini del sud. Non è più tollerabile, come a gennaio in Calabria che l'amministrazione regionale riconosca un aumento del 20% di stipendio ai direttori generali delle Asl a prescindere dai risultati».

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