Bossi preoccupato Ma solo per il federalismo
Umberto Bossi tifa per la pace tra Fini e Berlusconi. Non perché abbia a cuore le sorti del presidente della Camera ma semplicemente perché in caso di rottura tra i due e ancor più in caso di ipotetici gruppi autonomi in Parlamento da parte di Fini, la strada verso il federalismo – cioè l'unica riforma che sta veramente a cuore alla Lega – potrebbe essere seriamente compromessa. Perché arrivare a un percorso condiviso con tutta l'opposizione diventerebbe faccenda assai ingarbugliata. E sullo sfondo resterebbero come uno spauracchio le elezioni anticipate. Ipotesi che allontanerebbe ancora una volta la riforma voluta dalla Lega proprio ora che sembrava a portata di mano. Per questo, dopo la sostanziale indifferenza con la quale giovedì gli uomini del Carroccio hanno accolto la notizia della lite tra i due esponenti del Pdl, ieri Umberto Bossi ha espresso i suoi timori, definendo «preoccupante» l'ipotesi della creazione di gruppi autonomi. «Se devi fare le riforme tutto è preoccupante» ha spiegato il leader della Lega. E sulla possibilità che tutto questo porti addirittura a una crisi di governo il ministro è stato categorico: «Spero di no. Spero di avere i numeri per fare il federalismo, poi qualunque altra cosa è risolvibile». Ma sulla rappacificazione tra Fini e Berlusconi il ministro per le riforme resta scettico: «Non ho certezze ma temo che la cosa non si rimetterà a posto». «E se le cose non si sistemano – ha aggiunto – non c'è altra strada che le elezioni». «Però – ha proseguito Bossi – se io fossi Berlusconi tratterei. Insomma farebbero bene a non strappare, a trovare l'accordo». E ai cronisti che gli chiedevano se fosse stato lui a far litigare il premier e il presidente della Camera, Bossi ha risposto scherzosamente agitando un pugno verso di loro. In compenso ad agitare il mondo finanziario sono le parole del leader della Lega sulle banche, pronunciate giovedì: «Abbiamo vinto tutto, le banche ci spettano». «Ognuno deve fare il suo mestiere – ha commentato il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei – la politica fa la politica, le banche fanno le banche, l'industria fa l'industria». Bombassei invita però a non prendere alla lettera le affermazione del numero uno del Carroccio: «Tutti conoscono la Lega per queste uscite un po' azzardate e un po' provocatorie che vanno prese con un po' di sconto». «Non perché uno vince le elezioni – ha proseguito Bombassei – deve andare a occupare le posizioni chiave del Paese. Se così fosse, saremmo messi male».