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I finiani sono già in fuga

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Italo Bocchino

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Dice Italo Bocchino che ci sono ben 50 deputati e 18 senatori pronti a formare il gruppo autonomo dei finiani in Parlamento. Che si chiamerebbe Pdl-Italia, scimmiottando così il Pdl-Sicilia, primo esperimento (in verità non di grande successo) di gruppo autonomo pidiellino. Ma per capire in quanti si decidano ad aderire a questa nuova formazione politica bisogna capirne le finalità. Che al momento appaiono molto poco chiare. Sarebbe non un partito ma contro un partito, il Pdl. Sarebbe contro la linea del governo ma non intende farlo cadere, ipotesi che si esclude a priori: Fini, spiegano i suoi, non intende fare il traditore. Sono già cominciate le smentite alle adesioni (Berselli, Caruso, Gamba e Gramazio). In verità è ben difficile che gli otto che si sono radunati nel suo ufficio ieri pomeriggio possano seguire il presidente della Camera - forse un aiutino arriverà dal Pd tendenza D'Alema - nella sua iniziativa peraltro al momento solo annunciata. Tracciando brevemente i loro profili, e quelli degli altri finiani doc, è facile comprendere perché questa strana truppa non possa andare fino in fondo. Italo Bocchino Arriva al Msi via Patrizia, sua sorella. Che fu fidanzata a lungo con uno dei più giovani promettenti leader degli studenti di destra alla fine degli anni Ottanta, Anastasio Tricarico, morto in circostanze misteriose nel '93. Ana, come lo chiamavano tutti, era un vero finiano. Moderato, misurato, parlantina sciolta, molto legato al senatore Pontone, storico tesoriere di An e uomo di fiducia di Gianfranco. Italo negli anni è diventato un po' come Anastasio. Lo adocchia Pinuccio Tatarella (ovvero di colui che per primo ha teorizzato il partito unico del centrodestra e la sua legge era: sempre con Silvio), che elegge il futuro vicecapogruppo alla Camera a suo pupillo. Con Fini non è mai stato rose e fiori. Anzi. Il padre di Italo, un uomo di destra tutto di un pezzo, non digerisce le uscite sul fascismo male assoluto, lui medita l'uscita. Si riavvicina grazie ad Andrea Ronchi, affrancandosi dal nucleo storico dei finiani guidato da Gasparri e La Russa. Ancora pochi giorni fa in Transatlatico Bocchino sentenziava: «Gianfranco e Silvio sono destinati ad andare d'accordo». Appunto. Adolfo Urso Politicamente nasce nel gruppetto di Domenico Menitti, che farà la guerra a Fini fino a farlo decadere dalla segreteria missina e sostenendo Pino Rauti. Di cui il giovane Adolfo ne diventerà capo ufficio stampa. Tatarella lo considerava il volto presentabile dei missini e infatti gli affida il compito in gran segreto di fondare An, di cui poi diventerà portavoce. È il più alto in grado, è viceministro. Ministro in pectore da nove anni, e ne ha tutti i diritti visto che ha lavorato sicuramente molto bene nella difesa del made in Italy e a sostegno delle imprese italiane. Nelle ultime settimane si è battuto per riportare Fini su una linea pidiellina, seguendo la scia tracciata da Giuliano Ferrara. Da ieri sera può comodamente ripiegare in un cassetto il suo sogno, quello di diventare esponente di primo piano del governo. Peccato. Roberto Menia È uno dei pochi che dice a Fini in faccia quello che pensa, senza giri di parole e senza metafore. Era il pupillo di Almerigo Griltz, il più caro amico di Fini, fotografo e cronista d'assalto morto mentre raccontava una guerra in Africa. Anche per questo Gianfranco gli perdona tutto. Non ha mai amato il Pdl, avrebbe preferito una federazione. Se deve uscire dal partito unico è per ricostruire An. Robertone, non fascista ma forse mussoliniano, ha un'ammirazione per Berlusconi e il fatto di metterci la faccia in tutte le battaglie. Antonio Buonfiglio È un alemanniano doc. È stato capo di gabinetto al ministero delle Politiche Agricole e per questo Alemanno lo ha voluto spedire al ministero di via Venti Settembre in sua rappresentanza. Arriva alla rottura con il sindaco quando decide di sostenere un suo candidato alle Europee e poi anche alle Regionali. Trova rifugio con Fini di cui in verità non condivide molte scelte. Per esempio Buonfiglio sostiene il Popolo della Vita che sui temi etici ha una linea opposta a quella del presidente della Camera. Flavia Perina Da ragazza era la sosia di Marisa Sannia. Il fratello ha scelto di fare politica, lei il giornalismo. È forse la mente più strategica del mondo finiano. Dirige Il Secolo ed è riuscita a incidere nel dibattito in modo ben più deciso e strutturato rispetto a Farefuturo. Giulia Bongiorno È l'avvocato di Fini. Amedeo Laboccetta È forse il candidato più adatto per la poltrona di sindaco di Napoli avendo fatto per molti anni il consigliere comunale. Grande e personale amico di Fini ha provato a mediare con Berlusconi via Dell'Utri. Ha invitato Gianfranco alla calma. Enzo Raisi Bolognese, è stato assessore con Guazzaloca. Fini lo indicò anche come esempio di buon governo di An sul territorio. Ama i sigari. Pasquale Viespoli Era un rautiano doc. Con Fini ha sempre avuto un rapporto franco soprattutto quando divenne, da solo, sindaco di Benevento. Carmelo Briguglio Fedelissimo di Storace, è rimasto «orfano» dentro An e s'è scoperto finiano.

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