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Anche Ignazio scarica Gianfranco

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa

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I tre coordinatori del Pdl scendono in campo e attaccano il presidente della Camera. Dopo un'ora e mezza di riunione tra il triumvirato di via dell'Umiltà e Berlusconi, ecco arrivare il comunicato ufficiale del partito: L'atteggiamento di Gianfranco Fini provoca «amarezza» ed è «sempre più incomprensibile». È l'epilogo di una giornata di forte tensione all'interno del Pdl, dopo il pranzo tra il premier e Gianfranco Fini, nel quale i due sono arrivati, sostanzialmente, ad un ultimatum. I vertici del partito erano di fatto già preparati: lo scontro tra i due fondatori era nell'aria da tempo. Certo, come espresso dal coro unanime pidiellino, «così non si può andare avanti». E a via dell'Umiltà sarebbe già partita la caccia all'uomo: secondo quanto si apprende da fonti parlamentari del Pdl, Berlusconi avrebbe incaricato i vertici del partito di contattare tutti i deputati legati in qualche modo al presidente della Camera per far capire che dar vita a un gruppo autonomo «è un'iniziativa suicida». Nel pomeriggio, mentre nei palazzi della politica non si parlava d'altro, e mentre il gruppo dei fedelissimi di Fini si riuniva alla Camera per decidere il da farsi, l'input che circolava nel Pdl era quello di serrare i ranghi, ma senza toni esasperati. Anzi. Quasi un no comment, se non qualche nota ufficiale tentando di far capire la situazione. Intanto la premessa dei coordinatori: «Le recenti elezioni regionali e amministrative hanno riconfermato la validità politica della decisione di dar vita al Pdl, un traguardo storico irreversibile. Gli italiani, dimostrando anche in questa occasione maturità ed intelligenza, hanno premiato l'azione del Governo e creato le migliori condizioni per proseguire sulla strada delle riforme che abbiamo intrapreso e dell'ulteriore rafforzamento del nostro partito». Dopodiché, l'affondo: «Da queste inoppugnabili considerazioni nasce la nostra profonda amarezza per l'atteggiamento dell'onorevole Gianfranco Fini che appare sempre più incomprensibile rispetto ad un progetto politico comune per il quale abbiamo lavorato concordemente in questi ultimi anni, un progetto di importanza storica che gode di un consenso maggioritario nel popolo italiano». Il comunicato diramato in tarda serata dal partito è stato condiviso con lo stesso premier dopo averne parlato a lungo con loro e raccontato, soprattutto, il pranzo dello scontro. Entrambi i fondatori del Pdl non sembrano voler mollare, si aspetta a questo punto che passino le 48 ore prese prima di decidere. Nel Pdl, si sceglie la strada del low profile, per lo meno ufficialmente. Pochi i commenti, quello del presidente del Senato, il più forte: «Se non c'è coesione, si va al voto». Un commento condiviso in pieno dal capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Un ammonimento che va preso molto sul serio». L'azzurro Osvaldo Napoli, prova a gettare acqua sul fuoco: «Il vento freddo della divisione che soffia in queste ore non sarebbe compreso dagli italiani, quale che sia la loro simpatia o antipatia politica». E aggiunge: «Sono un cultore dell'unità del PdL: non per convenienza ma per convinzione. Non devo insegnare io al presidente Fini che la politica ritmata sui tempi brevi della polemica o dell'incomprensione non porta da nessuna parte». Il presidente della Camera non ha chiesto esplicitamente la testa di Ignazio La Russa e di Maurizio Gasparri (uomini dell'ex An e ora molto vicini al presidente del Consiglio), ma di fatto un problema verso questi uomini c'è. Gasparri non commenta. La Russa, durante la puntata di Annozero, prova a smorzare: «Non c'è alcun contrasto tra Fini e Berlusconi, solo una questione politica, aggravata dal fatto che abbiamo fatto nascere un grande partito come il Pdl quando Fini è andato a fare il presidente della Camera». Il premier parlando con i vertici del partito ha detto di essere convinto che saranno pochi quelli che seguiranno Fini. «Dicono che sono 70? In tutto non sono neanche venti».

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