Sentenza del Tar sospesa. Prg valido
Una speranza per le periferie da recuperare, da valorizzare, da rendere più vivibili. Una speranza che da ieri può contare sulla sospensione della sentenza del Tar che invalidava una parte importante del piano regolatore generale di Roma approvato nel 2008 dal sindaco Veltroni. La Quarta Sezione del Consiglio di Stato ha infatti sospeso l'efficacia della sentenza di primo grado del Tribunale amministrativo regionale. La prossima udienza con sentenza definitiva è prevista per l'8 giugno, una data che l'amministrazione Alemanno, comunque vada, non dimenticherà. «Nell'atto di appello della Regione - spiegano i legali Enrico Lorusso e Sebastiano Capotorto che avevano presentato il ricorso da parte della Regione Lazio - si contesta la tesi sostenuta dal Tar secondo cui non vi sarebbero tra le leggi vigenti norme che autorizzino il Comune a ricercare l'accordo con i privati per ottenere la cessione di aree per servizi pubblici, o il contributo straordinario per la loro realizzazione, in cambio della valorizzazione delle aree di proprietà privata». «Al contrario - aggiungono - sostiene la Regione nell'atto di appello, la decisione del Tar collide con almeno quattro fondamentali principi del nostro sistema giuridico, altrettanti pilastri ai quali sono ancorati i meccanismi della perequazione urbanistica: l'autonomia privata e negoziale che l'ordinamento riconosce a ogni soggetto di diritto, comprese le persone giuridiche pubbliche; la potestà normativa attribuita da norme di valore costituzionale ai comuni; il principio, anche questo sancito dalla Costituzione, di buona amministrazione, inteso sotto l'aspetto della parità di trattamento nei confronti dei cittadini; e infine la disciplina del procedimento amministrativo dettata dalla legge n. 241 del 1990, che ha profondamente innovato i caratteri dell'azione delle pubbliche amministrazioni, riconoscendo lo strumento dell'accordo come criterio generale di azione che si affianca ai provvedimenti autoritativi della tradizione». Una buona notizia, quindi, e un passo ulteriore verso la risoluzione del rebus dell'urbanistica che fino a qualche mese fa sembrava irrisolvibile. Il 30 settembre scorso il Consiglio di Stato aveva infatti ribaltato un'altra sentenza del Tar secondo cui il Campidoglio sarebbe stato obbligato a riportare in Consiglio comunale le modifiche al Piano regolatore apportate in sede di conferenza di copianificazione con la Regione. In quel mancato passaggio la Corte non riscontrò alcun vizio formale e sostanziale. Il Comune aveva proceduto secondo i principi della semplificazione burocratica, motivo per cui era nato il tavolo inter-territoriale tra gli ento locali. Se l'8 giugno venisse bocciata definitivamente la sentenza del Tribunale amministrativo regionale, l'attuale Amministrazione capitolina potrebbe fare qualche passo avanti sul fronte della riqualificazione delle periferie e dare una sterzata all'ardito Piano casa lanciato dal Campidoglio. Secondo le più ottimistiche previsioni il via libera del Consiglio di Stato spianerebbe la via a circa due milioni di metri cubi. Un'eventuale bocciatura definitiva della sentenza, infatti, non cancellerebbe solo la ventina di ricorsi di società che si sono rivolte al Tar, ma potrebbe «portarsi dietro» i restanti 200 su cui il Tribunale deve ancora esprimersi.