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Schifani: riforme solo se condivise Bossi: possibile un premier leghista

Renato Schifani

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Per le riforme serve "una larga maggioranza che non può e non deve essere soltanto quella delle forze politiche che sono attualmente al governo". Lo afferma il Presidente del Senato, Renato Schifani, nel suo intervento ad un convegno sulla Costituzione. Per Schifani non raggiungere "un felice equilibrio tra tutte le forze politiche rischierebbe di fare naufragare qualunque progetto, come è accaduto nelle passate legislature". Il presidente del Senato ha ricordato che nelle mozioni votate alla unanimità a palazzo Madama "si è affermata la necessità di giungere all'approvazione di un testo condiviso dalla più ampia maggioranza parlamentare". Metodo inclusivo di cui la seconda carica dello Stato si considera "fin d'ora garante".   SENATO FEDERALE MA NON DI SERIE B - "No ad una Camera di serie A e l'altra di serie B. Entrambi i rami del Parlamento dovranno avere pari dignità costituzionale nei ruoli e nelle competenze a ciascuno assegnati". Lo afferma Schifani che aggiunge: "Certamente il Senato potrà essere federale, ma il governo deve essere condizionato dalle sue decisioni. Certo è che la maggioranza del Senato non può che essere una maggioranza politica". Schifani chiede "l'elezione contestuale" dei due rami del Parlamento. "In questa prospettiva - dice - si potrebbe ipotizzare l'attribuzione di nuove responsabilità da affidare in via esclusiva al Senato passando così ad una forma di bicameralismo in cui le funzioni delle due assemblee siano differenziate per ambiti di competenza, ma conservino la medesima legittimità democratica e lo stesso rilievo costituzionale".    VEDREMO SE AL PD INTERESSA - "Se fai il federalismo devi fare il Senato federale" commenta Umberto Bossi, ministro delle Riforme. "Ma Schifani non ha detto che non vuole il Senato federale, ha detto che non deve diventare una Camera di seconda serie e non lo diventerà", aggiunge. Il leader del Carroccio ha scambiato alcune battute con i cronisti a Montecitorio rispondendo alle dichiarazioni del presidente del Senato: "Se le riforme istituzionali potranno essere condivise tra maggioranza e opposizione lo si verificherà in Parlamento. Si va in commissione e si vede se il Pd ha interesse a farle con noi", ha spiegato Bossi.   UN PREMIER LEGHISTA NEL 2013? - A chi gli chiedeva di una possibile federazione con il Pdl ha risposto: " No, no, la Lega sta da sola". Sul tavolo delle riforme, anche in vista dell'incontro con il premier di questa sera, c'è il sistema elettorale. "La legge c'è già e funziona bene. In Italia va a votare molta più gente che in altri Paesi". Il rischio è che "con il doppio turno la gente non ti va a votare. Parliamo di riforma federale - ha aggiunto Bosi -  non si può cambiare tutto il mondo".  Sul peso elettorale che ha raggiunto la Lega dopo il voto regionale, il senatur è ottimista su un premier espresso dalla Lega nel 2013: "Vedremo. Abbiamo dimostrato che tutto è possibile". I giornalisti a Montecitorio hanno chiesto se la Lega intende mettere suoi rappresentanti nelle fondazioni bancarie del Nord. E Umberto Bossi risponde affermativamente: "E' chiaro che le banche più grosse del Nord avranno uomini nostri a ogni livello. La gente ci dice 'prendete le banche' e noi lo faremo".    STASERA L'INCONTRO TRA BOSSI E BERLUSCONI - Intanto Silvio Berlusconi è di ritorno dagli States, dove ha partecipato al vertice sulla sicurezza nucleare. Sul suo tavolo troverà il dossier delle riforme. Il premier in serata incontrerà il leader della Lega Umberto Bossi. Il faccia a faccia con Gianfranco Fini, invece, dovrebbe tenersi in settimana anche se non c'è ancora una convocazione ufficiale. Tra gli argomenti che saranno affrontati stasera, sul via libera a Giancarlo Galan ministro dell'Agricoltura il senatùr non si sbilancia: "Devo prima parlare con Berlusconi". Il ministro delle Riforme aggiunge però che "l'importante è avere gli assessori all'Agricoltura in Veneto e Lombardia. Se abbiamo gli assessori, gli interessi degli agricoltori sono garantiti". La Lega intanto prende tempo sulla nomina del nuovo capogruppo alla Camera al posto di Roberto Cota diventato governatore del Piemonte. In pole position resta sempre il lombardo Marco Reguzzoni, ma nulla è stato ancora deciso. Conversando con i giornalisti in Transatlantico, a Montecitorio, Umberto Bossi ammette: "Il nuovo capogruppo alla Camera non lo abbiamo ancora scelto. Dipende da Cota e da quando vuole andare via, ma a lui piace stare qui...", aggiunge il senatur con una battuta.  

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