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Quei gruppi di pressione per screditare il Vaticano

Cardinali

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Una catena di difficile definizione, che si intreccia tra piccoli gruppi di pressione interni alla Chiesa e lobby esterne sempre più interessate a minare la credibilità del Vaticano. Se ufficialmente dalla Santa Sede smentiscono che ci sia un complotto interno (ma in realtà si tratterebbe di qualche persona che non trarrebbe vantaggi dall'operazione trasparenza messa in atto da Benedetto XVI, e non solo sulla questione pedofilia), è pur vero che l'appello di Benedetto XVI ai sacerdoti a non seguire interessi personali, ma solo gli interessi di Dio, coglie nel segno. «Ci sono - dice un monsignore molto addentrato nelle cose vaticane, che vuole rimanere anonimo - persone che, di fronte al montare degli scandali si stanno fregando le mani». Persone che sarebbero inserite nella Congregazione per il Clero, nella Congregazione per il Culto Divino, e si parla anche di una mano che abbia passato le informazioni al New York Times sul caso Murphy dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Operazioni di piccolo cabotaggio, nate per creare disturbo e rafforzare il proprio piccolo personale potere sulla base di ricatti, che alla fine è finito per ritorcersi contro gli stessi interessati, e la Chiesa intera. Forse non è un caso che Benedetto XVI abbia pronunciato le ultime parole contro il carrierismo nella Chiesa all'omelia che ha consacrato vescovi (prima che partissero come nunzi) Giordano Caccia e Pietro Parolin, numero 3 e 4 della segreteria di Stato con Sodano prima e Bertone poi. Gli occhi di tutti sono puntati su Sodano, tirato in ballo anche nel caso dei Legionari di Cristo. Certo è che molte vicende vaticane sono passate tra le sue mani. E che sono in molti a dovere al cardinale decano del Sacro Collegio la carriera. Ma sarebbe inesatto mettere solo lui sotto i riflettori. La catena di comando che Benedetto XVI ha ereditato era molto più ramificata. Alcuni sono ancora al loro posto, come il cardinal Re, prefetto per la Congregazione per i Vescovi, che propone le nomine episcopali in tutto il mondo. La «gola profonda» interna al Vaticano sarebbe da individuare tra i fedelissimi alla vecchia gestione. Persone che potrebbero sentirsi a rischio, e per questo motivo hanno passato delle informazioni «dure», al fine di lasciar intendere ciò che sanno. Da lì sono partite le informazioni. Uno scandalo pedofilia c'è, e delle cifre le aveva date il cardinal Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, già nel giugno del 2009. Quattro preti su cento, diceva Hummes. E aggiungeva: «La Chiesa apra gli occhi». Qualcosa si è cominciato a muovere da quel momento? Difficile dirlo. Fatto sta che, finito il caso dei vescovi irlandesi, comincia subito a ruota il caso tedesco, poi gli attacchi al Pontefice, poi a un'idea di Pontificato. Due scoop vengono dal New York Times. E qui si deve aprire una parentesi significativa. Di proprietà delle famiglia Sulzberger da tre generazioni, il quotidiano ha sempre assunto una posizione di sinistra quasi radicale, spinto dai finanziamenti di lobby «che si sanno, ma non si dicono».   Accuracy in the Media, un'associazione americana che studia tutti i media statunitensi e ne vaglia credibilità e accuratezza, dopo quarant'anni di monitoraggio, ha concluso che il New York Times va boicottato. Una notizia data al quotidiano newyorchese è una notizia che molto facilmente viene travisata. L'ideale per condurre una campagna internazionale di alto stile, che sfugge al controllo delle gole profonde. L'accerchiamento alla Chiesa si misura su queste due spinte. E si registra su degli incidenti, come il discorso di Ratisbona (che Benedetto XVI ha trasformato in un'occasione di dialogo con l'Islam moderato), o ancora la fuga di notizie sulla remissione della scomunica ai lefevbriani. Se in America si dice di boicottare il Nyt, c'è anche qualcuno che pensa di boicottare il Papa.  

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