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Il conto di Bossi: le banche del Nord

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Silvio Berlusconi e Umberto Bossi

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«Le banche più grosse del Nord», «nostri assessori in Lombardia e in Veneto», un premier leghista nel 2013 «perché tutto è possibile» e un sottosegretario (forte o addirittura in più) al ministero dell'Agricoltura. È il canovaccio delle richieste con cui Umberto Bossi si presenta davanti a Berlusconi, appena rientrato da Washington. Il lavoro della maggioranza e del governo sulle riforme a questo punto entra nel vivo: ieri sera il presidente del Consiglio ha visto il leader della Lega, il quale, forte del risultato elettorale alle Regionali, continua a dettare le condizioni del Carroccio sulle modifiche della Costituzione e, adesso, si spinge oltre avanzando le pretese del suo partito sulle banche del Nord. Il Senatur è arrivato dal premier con una missione ben precisa: "trattare" la nomina di Giancarlo Galan a guida del dicastero finora gestito da Luca Zaia e dare una accelerazione alle riforme, le cui redini sono saldamente in mano allo stesso Bossi e al ministro Roberto Calderoli, incontratosi in giornata con i coordinatori del Pdl per definire l'agenda. La strategia di Bossi è ovviamente alzare il prezzo nella trattativa, confermando allo stesso tempo fedeltà all'alleato Berlusconi. Ed infatti, arrivato a Roma, il leader di via Bellerio si ferma a parlare con i giornalisti a Montecitorio: sottolinea che «tutto è possibile» anche un premier leghista, ma rimarca anche che «la legge elettorale non si tocca». E anche stavolta, assicurano i collaboratori del premier e lo stesso Senatur, la «quadra» non è in discussione: al ministero dell'Agricoltura andrà, come da intese, Giancarlo Galan e gli sarà affiancato un sottosegretario leghista di peso; si discuterà di sindaci e di equilibri locali. Bossi, con il suo solito linguaggio colorito, aggiunge le richieste che ci si può aspettare da un vincitore: più peso nelle banche e negli enti economici, la guida della trattativa sulle riforme, persino lo sdoganamento di una candidatura leghista a palazzo Chigi. Anche se, l'obiettivo strategico resta il federalismo, il primo risultato concreto da portare in dote alla base lumbard: e per ottenerlo, Bossi appare più propenso alla diplomazia e ai compromessi (come dimostrato nel confronto con il Pd) che alle battaglie all'ultimo sangue. Alla cena di ieri sera a Palazzo Grazioli c'erano anche i neo governatori Cota e Zaia, il ministro Calderoli, la vicepresidente del Senato Rosi Mauro ed anche il figlio del Senatur, Renzo Bossi.   Sulla nomina di Galan a ministro dell'Agricoltura, il partito di via Bellerio vuole più di una garanzia. In primis, la continuità nella politica agricola avuta finora da Zaia. Quanto alle riforme Bossi indica poi il suo percorso: «Si parte dal Consiglio dei ministri - spiega il leader leghista - che approva una legge, poi si vedono le modifiche che porta la sinistra. Si va in Commissione ed è lì che si vede quale è l'interesse del Pd a fare le riforme». Su un punto poi il Senatur è chiaro: «La legge elettorale non si tocca. Stiamo parlando di federalismo e non di legge elettorale. Funziona già ed io toglierei il doppio turno anche alle Comunali». Parole, queste ultime, sicuramente gradite a Berlusconi. Il premier stesso ha confidato più volte ieri che il turno unico è da applicare anche per i sindaci.  

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